mercoledì 21 novembre 2012

Riprese aeree con drone alla Grotta Noè


Il 16 Settembre 2012 S-TEAM ha voluto sperimentare un nuovo modo di fare riprese video tramite l'utilizzo di un drone volante. Il drone è una specie di elicottero a più rotori (multicottero) che permette di effettuare riprese aeree altamente spettacolari a costi relativamente contenuti.
Il modello da noi utilizzato è un DJI F550 che pesa 1,2 kg ed ha un diametro di 60 cm. Esso è costituito da sei rotori (altri modelli ne montano 4) le cui eliche girano tre in senso orario e tre in senso antiorario, alternate, per consentire un volo stabilizzato. Monta un giroscopio che distribuisce autonomamente la potenza sulle eliche per il mantenimento dell'orizzontalità. Questo sgrava il pilota da tale compito e gli permette di concentrarsi solo su direzione ed altitudine.
Il drone DJI F550

I comandi sono impartiti tramite una radio consolle da modellismo che consente di spingere il drone tranquillamente oltre i 100 metri di distanza dal pilota.
Sotto al drone era stata montata una videocamera GoPro di prima generazione, robusta e resistente agli urti, ottima per il grandangolo spinto che consente visuali simili a quella dell'occhio umano, anche se con un effetto fish-eye evidente. Il peso massimo che il drone può caricare è di circa 1,5 kg, sufficiente per ospitare le più comuni videocamere e fotocamere amatoriali, ma non per le più pesanti apparecchiature di fascia professionale. Oltre alla GoPro avevamo in azione altre due videocamere fullHD: una Sony HDR-SR11 ed una mirrorless Sony NEX-5N.
I tre operatori video: Sandro Sedran, Tommaso Rossetto (pilota) e Simona Tuzzato

La nostra sperimentazione è avvenuta alla Grotta Noè nel Carso triestino, famosa per il grande pozzo di 65 metri a cielo aperto. Purtroppo quel giorno soffiava un violento vento di bora e non è stato possibile effettuare riprese decenti da un'altezza elevata, ma si è riusciti lo stesso ad avere una vista aerea del grande buco nero che si apre nel terreno, visuale impossibile da terra.
Chiaramente il drone, essendo comandato a vista, non è potuto spingersi troppo in profondità e quindi il resto delle riprese sono state effettuare dal fondo del pozzo dove le generose dimensioni dell'ambiente hanno consentito di far volteggiare l'apparecchio tutto attorno agli speleologi con riprese veramente suggestive.
Purtroppo la videocamera GoPro di prima generazione monta un sensore che lavora bene solo in condizioni di ottima luminosità. Già nell'ambiente del pozzo iniziale, nonostante entrasse parecchia luce dall'esterno, la qualità delle immagini era molto deteriorata.
Grazie alle luci di posizione montate sul drone, è stato possibile farlo volare anche all'interno della galleria più interna, completamente buia. Purtroppo le immagini ottenute sono state completamente scure, anche concentrando tutti i fari in un'unico spazio. Questi sono i motivi per cui nel filmato abbiamo utilizzato poche sequenze video realizzate tramite il drone.
Non avevamo neanche il riscontro immediato su quello che la videocamera stava inquadrando ed abbiamo verificato le riprese solo in un secondo momento tramite un pc portatile.
L'ultima generazione delle GoPro, la Hero3 Black, promette buone riprese anche in condizioni di scarsa luminosità e, grazie al trasmettitore wi-fi integrato, la visione in tempo reale su qualsiasi dispositivo portatile provvisto di wi-fi.
Avendo operato in grandi ambienti, non ci siamo posti il problema degli ingombri del drone. Durante la progressione in pozzo è stato caricato sulle spalle e nelle grandi gallerie interne si teneva tranquillamente in mano. Dovendo farlo passare attraverso ambienti ridotti e strettoie si presenta la necessità dello smontaggio/rimontaggio che, nei modelli non espressamente progettati, comporta una notevole perdita di tempo.
Si rende poi necessaria quanto indispensabile una adeguata protezione del drone stesso per evitare il danneggiamento da urti accidentali e soprattutto dalla micidiale umidità delle grotte, acerrima nemica di tutte le apparecchiature elettroniche. Infatti presumiamo che sia stata questa la causa del malfunzionamento del drone a noi occorso.
Durante le riprese foto/video nelle gallerie interne, il drone è rimasto per un paio d'ore esposto al clima ipogeo. Al momento di riattivarlo, per le riprese durante la risalita, ha avuto un paio di "mancamenti" nella distribuzione della potenza alle eliche. Purtroppo deve essere partito il sensore dello stabilizzatore di volo, o non è arrivata più corrente a qualche rotore, ed il drone ha piegato su un lato ed è precipitato causando la rottura del braccio di un rotore.
Questo evento ci ha fatto riflettere non poco. Le apparecchiature video fotografiche attaccate sotto al drone devono essere protette efficacemente contro gli urti oppure si rischiano notevoli e costosi danneggiamenti. E pure la riparazione del drone ha i suoi costi e c'è pure il rischio che vada a finire chissà dove con l'ipotesi di un recupero impossibile.




Possibili applicazioni in speleologia:
  • Documentazione: riprese aeree altamente spettacolari, più facili negli ambienti esterni e durante la fase di avvicinamento alle cavità; più difficili e rischiose in ambiente ipogeo.
  • Esplorazione: possibilità di mandare il drone ad ispezionare con la videocamera le finestre che si aprono lungo i camini ed evitare inutili risalite in artificiale.
Un ringraziamento speciale a Tommaso Rossetto, pilota e proprietario di drone e GoPro, che ha messo a nostra disposizione la sua attrezzatura per effettuare questo test. Peccato che faccia lo speleologo a tempo perso (preferisce arrampicare in parete), ma cercheremo di coinvolgerlo nuovamente per qualche nostro lavoro futuro.

Sandro Sedran, S-TEAM

2 commenti:

  1. Grandi ragazzi: "un piccolo passo per l'uomo , un grande passo per l'umanità"!
    Ottima l'idea di usarlo per evitare risalite inutili. Il drone è radiocomandato o si "arrangia"?

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    1. Eeehh, esagerato! Grazie comunque.
      Come ho scritto, il drone è radiocomandato: si arrangia solo per restare orizzontale.

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