domenica 22 aprile 2012

Gualtiero Savi, la grotta delle meraviglie

Domenica, con  piacevolissima sorpresa, siamo potuti tornare alla grotta Gualtiero Savi per fare  foto macro e riprese video nel Ramo del Tuono. Un grandissimo regalo per noi.
La grotta Gualtiero Savi, a Trieste presso Draga San’Elia, è per noi la "grotta delle meraviglie".
E’ dedicata alla memoria di Gualtiero Savi, figlio di uno dei suoi esploratori.
Si trova sulla pendice sud-ovest del Monte Stena,  nella riserva naturale della Val Rosandra.
Già il luogo, in superficie,  è incantato di suo.  Se poi ripenso alle concrezioni custodite al suo interno, debbo darmi un pizzicotto per essere sicura di non aver sognato.  
 
 Sulla via per l’avvicinamento si gode di un bellissimo panorama sulle pendici dei picchi intorno. Siamo grossomodo al confine sloveno. Urbanizzazione pressoché assente nei paraggi. Per i nostri occhi ed occhiali abituati a rimirare luoghi ad  urbanizzazione altissima, già questo è un bel vedere.
Ad andamento sub-orizzontale il tratto che abbiamo visitato; in alcuni punti scalette, corde e pioli permettono la progressione anche senza attrezzi.  Grazie a chi le ha installate.
Sin dai primi metri  dopo l’ingresso ci si rende conto di essere in un luogo speciale.  Ogni centimetro, dappertutto,  sotto, sopra, destra, sinistra, una quantità e una varietà di concrezioni che l’occhio, dopo un po’ è quasi “ubriaco”. E’ troppo! Ti viene da esclamare. E' come quando in profumeria annusi troppe boccette e dopo un poco non capisci più gli odori.
Damiano che è specializzato in foto macro (scherzando gli canto la canzone “macro-macro man!” sulle note della più nota “Macho-Macho  Man dei Village People)  c’ha l’occhio clinico e in più di una occasione è lui ad insistere a “spiare” dentro ad angusti pertugi.. che nascondono i tesori.
Ma anche le colatone di grandi dimensioni sono le bellezze incredibili della grotta. E le carote nere?  E le carote arancioni?  E le eccentriche? E le superfici cristallizzate nelle piccole pozze d’acqua? E le superfici bitorzolute che sembrano “a cavolfiore” ?  Queste sale da sogno meritano anche qualche video ripresa, ed ecco l’intervento sapiente  di Simona.  Io, che come occupazione principale ho quella di stupirmi ad ogni passo, tento però anche di fare un po’ di foto di back-stage; Sandro stavolta veste gli insoliti panni di light-man (oltre a quelli consueti di guida).
Immaginate  sale piene di concrezioni dappertutto:  qui ce n’è ancora di più.
Al ritorno visitiamo la piccola diramazione della Galleria Bianca, alta circa un metro o poco più che va stringendo sul fondo, dove oltre a esserci  stalattiti, stalagmiti, fette di pancetta, cristallizzazioni ed eccentriche varie,  il pavimento è praticamente una colata quasi orizzontale che ha “allagato” la galleria, di modo che le punte di alcune stalattiti risultano come “intinte” nel pavimento.

E tempo di avviarsi verso la superficie. La permanenza di qualche ora all’interno, dove gli odori sono “quasi” azzerati, ci fa riconoscere subito l’approssimarsi dell’uscita, oltre che per la corrente d’aria anche per un dolce profumo che prima, all’esterno durante l’avvicinamento, non sembrava così forte: è il profumo degli iris, che in questo periodo sbocciano rigogliosi e spontanei.
S-Team di oggi: Sandro, Damiano, Lara e Simona

Doverosi i grandi ringraziamenti agli amici del "Boegan" di Trieste che ci hanno permesso di visitare la grotta.

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