domenica 15 gennaio 2017

Esplorazione nella sala del sifone dei Rami di Sala Snoopy

Data la brevità della mia carriera speleologica, non mi era mai capitato di partecipare ad un’immersione speleosub. Tanto meno di poter osservare una risalita in artificiale per l’esplorazione di un camino. Oggi ho avuto così l’immenso piacere di poter vedere contemporaneamente da vicino entrambi questi tipi di esplorazioni. Ed è stato fichissimo!


Come entriamo in gioco noi? Per il semplice fatto che S-Team ha fatto parte dell’esplorazione in veste di squadra fotografica. Così io, Achille, Daniele, Filippo, Giorgio, Linda, Sandro e Simona ci siamo puntualmente ritrovati al parcheggio del Buso della Rana.
Per alcuni di noi è persino la prima volta in Rana, ma il tragitto fino alla Sala Snoopy (destinazione finale) non presenta particolari difficoltà ed è di facile accesso per chiunque abbia un minimo di esperienza speleologica (oltre a dover essere comunque accompagnati da una buona guida).
Protagonisti di questa giornata sono i ragazzi del Gruppo Grotte "G. Trevisiol” (in particolare lo speleosub Diego Massignan) di Vicenza ed il Gruppo Grotte Schio. I primi effettueranno l’immersione nel sifone, mentre i secondi realizzeranno la risalita del camino.

Al parcheggio, ancora coperto da una sottile patina di neve, scopro con sorpresa che non saremo i soliti “4 gatti” che mi aspettavo: una quarantina di speleologi si stanno preparando. Chi è qua per pura curiosità, chi ne approfitta per fare una sgambettata in grotta. C’è persino un gruppo arrivato direttamente dal Piemonte!
A quanto pare il passaparola ha avuto un risultato ben superiore alle aspettative, e non ci saranno problemi per il trasporto del materiale!
Quando poi tutti sono pronti, pian piano il parcheggio si svuota, finchè non ci accorgiamo che siamo gli ultimi, non ci resta che imboccare il sentiero verso la grotta…
I primi metri di grotta fanno battere i denti: spira un aria gelida. Alla “Pila dell’Acqua Santa” si sono formate delle stupende stalattiti di ghiaccio.
Lungo il tragitto, tra la Sala Nera e la Sala della Scritta, ci accodiamo alla serpentina di speleo che si è formata in direzione Sala Snoopy (che si trova a circa due ore e mezzo di cammino dall’ingresso) e dove sorge il suo celebre bivacco, che ne vede l’esistenza sin dal 1973.

Quando arriviamo finalmente a destinazione, Maurizio Da Meda del “Trevisiol” (storico esploratore della Rana) impartisce le prime direttive per non creare confusione e difficoltà a chi dovrà effettuare le esplorazioni. Gruppo immersione, gruppo risalita, gruppo fotografico sono gli addetti ai lavori autorizzati ad accedere alla sala del sifone, tutti gli altri dovranno entrare solo dopo almeno un’ora. Nascondo a fatica l’emozione, desidero tantissimo essere in quella sala e far parte del gruppo fotografico mi dà questo privilegio!
Facendo attenzione a non entrare con gli scarponi in acqua che porta al sifone (e che la sporcherebbe, riducendo successivamente la visibilità allo speleosub Diego) ci avviamo verso la sala oggetto delle esplorazioni. Superiamo il passaggio finale, che prevede di strisciare per un basso laminatoio per poi passare in uno stretto buchetto che costringe un faticoso inarcamento della schiena e finalmente, ECCOCI, siamo arrivati!
Qua ci si aiuta passandosi di mano in mano le sacche e il pesante materiale da esplorazione, tra l’altro il contenitore del palo di risalita non passa per quel buchetto, bisogna smontare tutto e passare l’attrezzatura per un'altra fessura.
La sala sorprende tutti per la sua grandezza. E’ molto ampia: nel mezzo scorre un piccolo ruscello che si inabissa a sinistra nel nostro sifone e poco distante, sopra una china sabbiosa, ecco il nostro camino.


Nel frattempo Diego va a prepararsi, alcuni lo aiutano; non è esattamente semplice la procedura per l’immersione. Noi cerchiamo di eseguire il nostro reportage senza intralciare le operazioni e bisogna permettere il raggiungimento della massima concentrazione. E non dev’essere facile trovarla, con tutte le persone che ronzano intorno ed i nostri fari.
La vestizione sembra un rito, e dev’essere molto scrupolosa, rimango incantata ad osservare le varie fasi, fino a quando lo speleosub è ormai pronto. Diego fa i primi passi in acqua, due sputazzate nella maschera e ad un certo punto, semplicemente, non c’è più! Noi rimaniamo tutti là col fiato sospeso, mentre intravediamo i suoi piedi battere due colpi per sparire sott’acqua.
La precedente immersione, avvenuta nel 2000, aveva portato a 15 metri circa di avanzamento, terminando su una frana, chissà questa volta….


Ma non c’è tempo da perdere, i ragazzi di Schio ci stanno aspettando per la risalita!
Qui le cose si fanno diversamente... Se l’immersione prevede di andare “sotto”, qui si va in senso contrario, “sopra”: in questa sala, oltre al sifone, è presente questo camino ostruito da detriti, che si tenterà di disostruire.
Tutto questo si farà utilizzando un palo da risalita munito di staffe e di tre piedi che andranno appoggiati alla roccia per dare stabilità, in modo da creare una specie di scala. A Miguel il compito di risalirla, ma senza l’utilizzo le staffe: al palo è stata fissata una corda, lui la risale con maniglia e bloccante ventrale. Giunto alla sommità del palo non resta che realizzare un ancoraggio alla roccia e fissare dei fix dove il nostro esploratore si potrà allongiare in maniera più sicura (il palo si dimostra essere un po’ precario).


Nel frattempo ci avvertono che Diego sta per riemergere. Via veloci verso il sifone, dove effettivamente lo troviamo che è praticamente col busto fuori dall’acqua. Scaldandosi con un thè caldo, racconta di essere riuscito ad avanzare di altri 15 metri, riuscendo anche a riemergere, ma è tutta frana e pure instabile. L’esplorazione aggiunge metri, ma conferma la continuazione della frana ed impedisce quindi la congiunzione col Ramo dei Sabbioni.


Dall'altra parte della sala, è tutto pronto per lo "spettacolo". Stiamo tutti ben alla larga quando giunge il momento clou, che fallisce per ben due volte ed alla terza ci riesce in ritardo.
Ma anche qui.. frana e detriti. Con la punta del palo i ragazzi si accaniscono contro i massi instabili, facendone crollare alcuni. Altri cadono anche da soli. Bisognerà effettuare altri tentativi di disostruzione per poter verificare se l’esplorazione è possibile. Si vede del vuoto e quindi vale la pena di continuare.

Guardo l’orologio, è anche tempo di prepararsi per uscire: siamo in 40, meglio avviarsi un po’ alla volta, piuttosto di ritrovarci tutti in fila nel Laminatoio Bagnato in ammollo nell’acqua (anche se quest’oggi la Rana si è dimostrata piuttosto in secca). Inoltre ho fame! A girare col faro non sono riuscita a fare un pasto decente, se non qualche nocciolina e dello Jägermeister gentilmente offerto (grazie amico speleo senza nome!)

Quando usciamo, il sole ancora illumina pallidamente il cielo, la cosa mi fa piacere, anche se di certo non è che questo renda la temperatura esterna più alta, fa freddo tanto quanto prima di entrare in grotta.
Ma restare mezzi nudi in un parcheggio è una moneta equa quando finalmente mi infilo i vestiti asciutti. E ancor di più è il giusto prezzo da pagare per poter mangiare la bruschetta al Bar Rana, dove ci è stata riservata la sala al piano superiore che occupiamo velocemente. Siamo in 40 speleo, e abbiamo tutti una gran fame e una gran sete e brindiamo alla emozionante doppia esplorazione!
Un’occasione più unica che rara, che mi ha permesso di intravedere la fatica e le difficoltà che comportano azioni di questo tipo. La forza e il coraggio che traspare negli occhi di queste persone. Siete stati, siamo stati una grande gruppo domenica, un grazie enorme per la bellissima esperienza che mi avete regalato!

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