La cosa è nata quasi spontaneamente due domeniche prima in Rana, quando ci siamo ritrovati a festeggiare il Natale tra speleo, e dove erano presenti anche alcuni dei ragazzi del gruppo di Lavis, che si sono offerti di farci da ciceroni in una grotta che loro conoscono bene. Così, Io e Carlo, in una settimana abbiamo organizzato tutto.
Consapevole del fatto che i membri dell' S-TEAM, chi per impegni di lavoro, chi per impegni famigliari, non avrebbero potuto parteciparvi, ho proposto a Sandro di allargare l'invito ai gruppi di Padova e Schio, ma non mi sarei mai aspettato un simile interesse nei confronti di questa uscita. Alla fine ci siamo trovati in 13 persone provenienti da 4 gruppi speleo diversi, cosa che ha convinto gli amici di Lavis a salire prima per armare una seconda campata nel pozzo principale, in modo da permettere al gruppo di muoversi più agevolmente in questa cavità, che è un continuo concatenamento di pozzi, con un dislivello totale di – 385 metri.
La mia preoccupazione per non aver mai affrontato finora una grotta così verticale e così profonda, mi porta a premettere a tutti che, vista la mia scarsa esperienza, avrebbero dovuto trattarmi alla stregua di un corsista, e devo dire che le mie aspettative sono state soddisfatte. Rabo e Mitch mi hanno saputo consigliare in un paio di passaggi per permettermi di superarli in sicurezza.
Arriva finalmente la mattina del 27, sveglia alle 5, colazione e caffè e si parte, con in testa l'emozione per il pensiero di dover calarsi in un pozzo da 154 metri, e la speranza che tutto vada per il meglio.
Recupero Rabo e la Irene (GSP) all'entrata della superstrada e alle 7 e mezza siamo a Pove del Grappa a casa di Mirco (gruppo di Schio), dove facciamo un cambio di mezzo, visto che il suo fuoristrada da più fiducia per il viaggio rispetto al mio furgone sgangherato. Carichiamo tutto e muoviamo verso Trento, dove alle 9 ci aspetta Daniele (GSP), e poi su, verso il Bar ai Tre Faggi, Lago di Lamar. Arriviamo, troviamo in parcheggio gli amici di Lavis (Carlo, Verena, Andrea e Mitch), Claudio del gruppo di Padova, Max e Massimo del gruppo di Schio, ma con grande delusione scopriamo che il bar è chiuso, quindi niente seconda colazione e niente secondo caffè... va bene, non importa.
Le folate di aria fredda suggeriscono che alcuni di noi passeranno l'ultimo dell'anno con l'influenza, ma ci cambiamo e siamo pronti ad entrare. L'avvicinamento è ripido e franoso, quindi sono state attrezzate delle corde per salire senza problemi, ed in pochi minuti raggiungiamo l'ingresso della grotta, sulla sponda del lago.
L'entrata è una galleria da superare accucciati per i primi metri, che poi si alza e permette di progredire in piedi, e nei suoi 200 metri di lunghezza è intervallata da alcuni salti (in media circa 6-8 metri) attrezzati con corda.
Arriviamo al Pozzo Trieste, profondo -154 metri, che porta a quota -209, considerato fino agli anni '70 il fondo della cavità. Scendiamo quasi fino al fondo e, sorpresa, prima dell'ultimo salto troviamo li a bivaccare Carlo e Tito (Lavis) con un pandoro che, una fetta ciascuno, finisce per essere mangiato tutto.
Nel frattempo quelli di Schio sono scesi fino al Pozzo Frastuono. L'unico con un orologio è Rabo, quindi lo aspettiamo per sapere che ore sono e decidere il da farsi. Era circa mezzogiorno, c'era tutta la risalita da fare, quindi una parte del gruppo decide di cominciare a risalire, mentre alcuni ci tengono ad arrivare alla cascata sul fondo del Pozzo Niagara. Io, Mitch, Claudio e Daniele saliamo per un pozzetto con l'uscita un po stretta fino ad una grande sala, dove parte un pozzetto che la collega al Niagara, ma ci rendiamo conto che non è armato, quindi optiamo per cambiare strada, riscendiamo e ci caliamo per il collegamento principale, dove avevamo incrociato quelli di Schio in risalita. Ci caliamo su tiri abbastanza lunghi e concrezionati (sui 40-50 metri) e raggiungiamo la spettacolare sala della cascata, dove troviamo Mirco.
Dopo qualche minuto di contemplazione di questa meraviglia della natura, ci prepariamo ad affrontare la risalita, lunga e faticosa si, ma resa piacevole, oltre che dalla bellezza del posto in cui ci troviamo, da Mitch, che ci intrattiene cantando un medley dei grandi successi della musica leggera (su "Ricominciamo" di Adriano Pappalardo non resisto e mi aggiungo anche io, e potete immaginare cos'è essere appeso ad una corda con sotto 80 metri di vuoto, cantando a squarciagola. L'ho trovato molto divertente.)
In risalita opto per i i tiri lunghi nel Pozzo Trieste, dato che ero disceso per quelli "panoramici" suddivisi in diversi frazionamenti, e li, più volte guardo giù, vedo le luci degli altri sul fondo e attorno, sulle pareti del pozzo, e l'unica cosa che mi viene da dire è: "figata!" Arriviamo all'accesso del pozzo, ripercorriamo la galleria e i salti iniziali, con me che stresso tutti per farmi da punto luce per cercare di fare delle foto almeno decenti, ed arrivati all'ingresso ci rendiamo conto che fuori c'è ancora luce, quindi siamo stati perfettamente nei tempi. Raggiungiamo gli altri al parcheggio.
Purtroppo salta la birra di gruppo a causa di impegni che molti di noi hanno per la serata, quindi stiamo lì a fare due chiacchere e, con il presupposto di rifare una cosa del genere, magari ospitati da un altro gruppo, in un'altra grotta, un po alla volta ci salutiamo tutti. Io, Mirco, Rabo, la Irene e Daniele opteremo poi per fermarci a bere una birra e mangiare un panino lungo la strada.
Purtroppo salta la birra di gruppo a causa di impegni che molti di noi hanno per la serata, quindi stiamo lì a fare due chiacchere e, con il presupposto di rifare una cosa del genere, magari ospitati da un altro gruppo, in un'altra grotta, un po alla volta ci salutiamo tutti. Io, Mirco, Rabo, la Irene e Daniele opteremo poi per fermarci a bere una birra e mangiare un panino lungo la strada.
Conclusa questa esperienza, posso dire che è stato un qualcosa di veramente costruttivo: persone di 4 diversi gruppi, per lo più sconosciuti o semi-sconosciuti, hanno condiviso una giornata in grotta senza competizione, senza pretese di fare di più rispetto a quello che può fare un gruppo relativamente numeroso in una grotta di quel tipo, ed alla fine aravamo tutti li, tutti amici, come sempre "nel ventre della Madre".
Sono tornato a casa con un sorriso sorprendentemente spontaneo, e con la speranza che questa uscita possa diventare in futuro un piccolo "ponte", uno spunto di condivisione che mi auguro tutti i partecipanti avranno il desiderio di riproporre e rivivere, facendo rete, creando quella cosa bellissima che si chiama COESIONE, in un'attività che ci appassiona e continuerà ad appassionarci.
Ringrazio gli amici di Lavis: Carlo, Mitch, Tito, Verena e Andrea per averci mostrato questa bellissima cavità, gli amici di Padova e Schio: Alberto(Rabo), Daniele, Irene, Claudio, Mirco, Max e Massimo per aver partecipato e portato la loro esperienza e competenza. Grazie a tutti, a buon rendere.
Testo e foto di Daniele Marton
Il video girato nel 2010:
Il video girato nel 2010:
Abisso di Lamar from San & Sim on Vimeo.
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