giovedì 28 novembre 2013

Grotta Impossibile: la foto del salone

La fotografia dei grandi ambienti ipogei è per me la cosa più difficile da realizzare.
Innanzitutto non puoi improvvisare, o meglio, puoi, ma il risultato non sarà dei migliori. Questo genere di fotografie deve essere pensato a casa e pianificato a priori. Dopo la prima visita della grotta, ne abbiamo fatta un'altra per studiare la morfologia della sala e capire quale potesse essere il punto migliore da cui riprenderlo. Un consulto con Dario ed Antonella del gruppo Boegan mi dà la certezza che l'accesso al ramo alto, situato sul lato nord del salone, è armata e da lì avrò la visione quasi perfetta. "Quasi" perché la stalagmitona è parzialmente nascosta, ma va bene lo stesso perché di meglio non si poteva fare.
Mi calo per primo nel salone e brancolo un po' nel buio dei suoi grandi spazi alla ricerca della corda che mi farà salire di circa 40m sulla finestra di una grande galleria. Una volta in cima, faccio posizionare i compagni per il primo scatto e nel frattempo studio l'inquadratura da fare. E' una fase delicata: una volta decisi inquadratura e zoom, non potrai più toccarli fino alla fine della serie di scatti.
Abbiamo deciso di tentare nuovamente l'illuminazione in controluce schermata, come fatto nella Grotta Noè. I ragazzi hanno non pochi problemi nel piazzare le luci per terra, tenerle orientate verso l'alto (per non "bruciare" le rocce circostanti) e trovare un posto sopraelevato verso di me per schermare il fascio luminoso. Il salone scende abbastanza ripido e la luce a monte resta troppo alta rispetto allo speleologo che deve stare più a valle per schermarla.
Nei grandi ambienti la comunicazione tra fotografo e compagni è difficoltosa e quindi ci siamo dotati di 4 radio ricetrasmittenti. Eravamo in 6 persone, una ce l'avevo io e naturalmente le altre erano in mano a coloro con cui avevo meno a che fare e quindi ho dovuto sgolarmi per impartire i comandi.
Con i nostri faretti a led e con un singolo scatto è impossibile illuminare tutto e quindi bisogna farlo "a rate" spostando le luci da una zona all'altra per poi sommarle tra di loro a casa tramite i livelli di Photoshop. Ho invece voluto utilizzare la funzione della multi-esposizione con somma delle luci, messa a disposizione dalla mia Canon EOS 6D. Essa consente di scattare più foto una sopra all'altra e valutare progressivamente come sta evolvendo la fotografia nel suo insieme e spostare le luci nei posti giusti che sono ancora bui. Se questo ti consente di avere da subito la visione di come sta venendo la foto, dall'altro non ti consente di accorgerti delle possibili situazioni di ghosting. Spiego: durante la multi-esposizione può essere che una particolare zona risulta abbondantemente illuminata; se poi faccio posizionare in quel punto una persona che ha colori scuri, la luce del fondo memorizzata fino a quel momento, prevale su quella scura del soggetto e me lo fa diventare un "fantasma" (ghost). Non disponendo dei singoli scatti fatti nella composizione risulta impossibile recuperare le luci scure di quella persona. Ecco perché in futuro non utilizzerò più questa tecnica della mia Canon.
4 scatti con le seguenti impostazioni ognuno: 1 sec, F4.9, ISO1600

Osservando il risultato finale, queste le mie considerazioni personali:
  • Nella sala era presente una foschia non indifferente; la scelta del controluce schermata non si è rivelata ottimale perché la luce ha trovato ostacolo sulla nebbia e non si è diffusa bene lasciando un alone abbastanza fastidioso in prossimità della sorgente.
  • Il controluce schermato diretto verso il fotografo ritengo non vada bene per ambienti così grandi; dovevamo orientare le luci più verso le pareti
  • Copiando da fotografi più bravi, trovo che un soggetto in primo piano dia completezza alla composizione. Se avessi ripreso solo il salone non avrebbe fatto lo stesso effetto
  • Troppa luce in primo piano
  • Sarebbe stato meglio avere una persona sulla stessa linea della stalagmite per avere le giuste proporzioni (ed invece si trovava 20-30m più vicino al fotografo)
Tempo di realizzazione: circa mezz'ora di scatti più tutto il tempo per posizionarsi. Alessandro, Alberto, Damiano, Donato e Simona bravissimi e molto pazienti: grazie!
San

Per chi volesse leggere pure il resoconto dell'uscita e trovare il link a tutte le altre foto fatte, cliccate pure qui.

domenica 24 novembre 2013

Grotta Impossibile

Ore 7.00 Marghera, S-Team pronto a partire alla volta di Basovizza nel Carso triestino per raggiungere la Grotta Impossibile; dopo la dovuta pausa in pasticceria per la colazione, ci dirigiamo verso l’entrata dove incontriamo un gran folla composta in parte da bimbi pronti a provare l’esperienza del sottosuolo; fortunatamente non percorreranno il nostro percorso così da “no averli tra i piè” mentre facciamo foto!
Tutti pronti ad entrare quando si nota qualcosa di strano … Junior e la sua tuta nuova! Vari i commenti tra cui “varda chi che fa fastidio”, ne consegue che il giovane speleologo dovrà pagare da bere alla fine del giro!



Si entra! Subito la grotta si rivela semplice grazie alle scalette che ci permettono di raggiungere rapidamente alcuni passaggi degni di foto, per poi arrivare alla suggestiva entrata del Salone Finocchiaro, una galleria che si interrompe lasciando spazio al buio, scendiamo quindi nel salone calandoci nell’oscurità e iniziamo a fotografare (leggi la descrizione tecnica).
Ammirando l’enorme stalagmite di 16 metri situata all’interno del salone ci accorgiamo che il tempo sta volando e in fretta proseguiamo verso il primo ingresso: il tunnel del raccordo autostradale! Ma molte sono le pause durante il tragitto dovute a bellissime salette e passaggi riccamente concrezionati; non riusciamo a trattenere la nostra creatività e ci cimentiamo in vari effetti speciali tra cui lo “specchio inquietante”!


Arrivati al primo ingresso realizziamo che è giunta l’ora di tornare, ritornando al Salone Finocchiaro notiamo che ci sono ancora alcuni punti da fotografare ma il tempo è contro di noi per cui ci avviamo all’uscita, ed è proprio nell’ultimo tratto di strada che ci assale il peggiore dei dubbi … COSA MANGIARE? Così desiderosi di risolvere questo mistero ci fiondiamo da Flora che sazia i nostri stanchi corpi e placa la nostra bruciante sete a soli 3,60€ a litro di birra!!!!
La Grotta Impossibile si è rivelata tale: impossibile da fotografare in una sola uscita! Ci sentiamo quindi in dovere di tornare, per cui arrivederci Impossibile, e soprattutto, arrivederci Flora!
Alessandro "Junior"

S-Team di oggi: sopra "Maestro Cip" Alberto 
sotto da sx Simona, Damiano, Donato "Ciop, el più grosso", Alessandro "junior", "San" Sandro 


mercoledì 20 novembre 2013

Vittoria!

1° premio al XXIV CONCURS INTERNACIONAL DE FOTOGRAFIA ESPELEOLOGICA CIUTAT DE SANT FELIU con la fotografia della Grotta Noè


Vittoria di grande valore perchè al 2° e 3° posto si sono classificati fotografi di altissimo livello come Robbie Shone e Victor Ferrer Rico.
Appena disponibile il link alle foto del concorso lo pubblicheremo qui.

domenica 17 novembre 2013

Grotta dell'Elmo

Prima uscita di Novembre per L’S-Team, destinazione Carso Triestino più precisamente alla Grotta dell’Elmo lungo la strada che da Fernetti porta a Monrupino.
La grotta si trova a poche centinaia di metri dal ciglio della strada tramite un sentiero che si fa largo tra erbe alte, arbusti e mughi. L’ingresso si presenta come una larga feritoia separata da un piccolo ponte naturale di roccia.
Ci si sistema per cambiarci e subito l’attrazione di tutti cade sulla nuova tuta-speleo della Simona di un bel giallo acceso …non ci rimane che aspettare di vedere come risalterà nelle foto in grotta!!!
Dopo che in molti hanno provveduto a concimare i campi circostanti, San e Damiano si apprestano ad armare in doppia il pozzone di 78m quasi tutti nel vuoto!!!


Ma che bello!! Un bel pozzo imponente quasi circolare, dove nel primo pezzo si scorgono molti anfratti, usati sovente dai colombi selvatici per la nidificazione, e che dopo poco si apre in una grande caverna molto concrezionata e con ai piedi del pozzo una china di detriti di crollo e guano (regalino dei colombi! :-) ).
Scendiamo tutti e già subito Damiano si separa dal gruppo perché attratto da degli insetti che si trovano alla base del pozzo e immediatamente si butta a fotografarli con la sua compatta.
Sandro si appresta subito a fotografare il bel pozzo dove con nostro piacere notiamo che la luce del mondo esterno arriva fin qui dentro….un gran bel ritratto!
Il resto della grotta si espande in un cavernone molto alto, pieno di sassi grandi di crollo e varie concrezioni create dal perenne stillicidio.
Il gruppo si interessa soprattutto a delle belle colate e colonne in fondo alla grotta dove spendiamo la maggior parte del nostro tempo e dove viene applicata anche la fantasia di tutti per improntare le foto con vari effetti.



È ora di tornare perché ci aspetta una bella risalita……saliamo distratti da altre foto al pozzo di San e con in mente un pensiero fisso……
Usciti tutti ecco che il nostro pensiero si verbalizza…..dove si va a mangiare?
Cerca che lo trovi! Infatti poco distante dalla grotta a Monrupino troviamo un agriturismo di nome "country Eden" che ha di gran lunga soddisfatto le nostre pretese: un ottimo orzotto ai funghi porcini, seguito dalla succulenta salsiccia al Terrano accompagnata da patate in tecia e crauti!!!! Non potevamo chiedere di meglio e finire la giornata cosi in bellezza!!!!!
Massi
S-Team di oggi: dietro Donato "el più grosso", Alberto
davanti: San, Massi, Damiano, Simona

http://www.flickr.com/photos/33574189@N05/sets/72157637882538684/Clicca qui per vedere tutte le foto fatte

venerdì 15 novembre 2013

Serata Rana-Pisatela a Schio

Oltre 100 spettatori hanno assistito alla serata su Rana-Pisatela organizzata dal Gruppo Grotte nella sede del CAI di Schio.
Panico prima dell'inizio: il proiettore fisso non vuole saperne di trasmettere il segnale, indipendentemente che provenga dal pc o dal lettore blue-ray/dvd. Per fortuna c'è un proiettore d'emergenza e risolviamo in fretta l'inconveniente; peccato che la qualità sia notevolmente inferiore.
Parte Leonardo Busellato, uno dei "veci" del gruppo scledense, a parlare principalmente della scoperta del Buso della Pisatela e dare qualche accenno su carsismo e metereologia ipogea.
Sandro Sedran introduce il documentario "Rana-Pisatela 40 km" spiegando le motivazioni che hanno spinto a realizzarlo e che è un filmato di facile comprensione anche per i non speleologi; anzi è principalmente rivolto a loro, per fargli capire "come funziona" e "cosa c'è oltre" quel maestoso ingresso della Rana.
Vengono poi visionati i backstage delle riprese delle anguane e quelle aeree con il drone.
La parola passa poi a Federico Lanaro del gruppo di Malo che racconta la prima esplorazione in fondo al Ramo Nero con l'arrivo nella Saletta Ultima Spiaggia.
Dopo l'intervento di Cesare Raumer con aneddoti sul Buso della Pisatela, la serata si conclude con il frizzante commento del maestro Renato Gasparella che, come sempre, ci regala splendide parole.
Alla fine tutti a far festa davanti ad un abbondante rinfresco.
San


venerdì 8 novembre 2013

Le anguane al Buso della Rana, il backstage

Nota: il video del backstage si trova alla fine del presente articolo

Il documentario "Rana-Pisatela 40 km" (vedi il trailer) inizia rievocando la leggenda popolare che racconta della presenza di splendide fanciulle, le anguane, che vivono all'interno della montagna e che solo di notte ne escono per restare nei pressi dell'ingresso della grotta per giocare tra di loro o lavare i panni, magari spiate di nascosto da alcuni abitanti dei dintorni.
Erano anni che Sandro pensava a quanto bello sarebbe stato rappresentare questa scena e la realizzazione del documentario ha creato la determinazione per portarla a compimento.
Ecco cosa siamo riusciti a fare:


 
Il vestiario 
L'immaginario collettivo vede le anguane rappresentate generalmente come ninfe romane o vestali greche e per questo necessitavamo di costumi adeguati. Non avendo la possibilità economica per comprarli o noleggiarli, la Simona ha sfruttato la sua abilità con la macchina da cucire e si è messa a confezionare delle tuniche usando tende e stoffa bianca, abbellite e tenute su da nastri. Nonostante la leggenda voglia che le anguane abbiano i piedi caprini, abbiamo omesso questa ricostruzione perchè troppo onerosa per inventiva e tempo a disposizione. Durante il montaggio delle riprese, abbiamo cercato di tagliare più possibile le inquadrature dove si vedevano le scarpe da ginnastica che spuntavano da sotto la tunica, anche se siamo certi che le attenzioni dello spettatore siano più sulle parti alte delle ragazze piuttosto che su quelle basse.
Anche agli "spioni" abbiamo voluto dare una collocazione temporale non moderna, ma almeno di un secolo fa. Ecco che pantaloni di stoffa, una camicia ed un gilet sono stati sufficienti per dare un minimo di antico al loro aspetto.


Le anguane
Ci siamo mossi con parecchio tempo d'anticipo per trovare 3-4 fanciulle che si prestassero ad interpretare il ruolo. Chiaramente dovevano essere giovani, carine e possibilmente con i capelli lunghi. Il nostro primo pensiero è andato alla nostra amica speleo Angela, da noi definita come un'elfa da film "Il Signore degli Anelli". Abbiamo poi attivato il nostro diciottenne Alessandro per convincere qualche sua giovanissima amica; ce ne ha trovate ben tre!
Contentissimi, non ci abbiamo pensato più. Una settimana prima ne perdiamo una ed allora compensiamo convincendo la nostra Sara a fare la capo-anguana, più matura d'età rispetto alle altre, ma con movenze sicuramente più ammiccanti aggraziate da bei capelli lunghi.
Durante l'ultima settimana dicevamo scherzando: "vedrai che toccherà alle 'maranteghe' dell'S-Team a fare le anguane... e ocio che non tocca pure a te, Sandro, dato che hai i capelli lunghi! Ti tagli la barba e sei perfetto!". La premonizione era fondata: alla mattina del giorno delle riprese Alessandro ci avvisa che le sue due amiche hanno dato buca! Terrore generale... Per fortuna, dopo qualche ora, Alessandro rimedia trovando due sorelle, Alessandra e Laura, che gentilmente e con pochissimo preavviso si offrono di aiutarci e recitare la parte. Fiuuuu... 
Durante l'attesa dell'inizio delle riprese, l'aria gelida che esce dalla Rana non ha perdonato le giovani non speleologhe che hanno sottovalutato quanto freddo potesse fare e, specialmente la Laura, si sono ghiacciate fin quasi ad avere i brividi.
Come se non bastasse poi, durante le riprese, hanno iniziato a schizzarsi l'un l'altra con la gelida acqua antistante la grotta prendendo ulteriore freddo. Incurante della loro situazione, il regista Sandro l'ha tirata lunga, fatto due tornate di riprese e fatto stare ferme per fare pure qualche foto.
All'inizio erano piuttosto statiche, impacciate; non sapevano che fare. Giustamente, non sono mica attrici professioniste. Poi invece sono state bravissime e bellissime; non finiremo mai di ringraziarle.

Gli effetti speciali
Il Medioevo ha demonizzato tutto quello che aveva a che fare con il paganesimo e le anguane sono state pure loro classificate come esseri demoniaci. Ecco quindi la necessità che creare un'atmosfera di paura e mistero; il nostro pensiero è andato subito al fumo, esplicito richiamo ai fuochi e fiamme dell'inferno.
L'idea era quella di generare del fumo appena dentro l'ingresso della grotta e fare in modo che uscisse verso l'esterno trasportato dalla naturale corrente d'aria che esce dall'ingresso durante il periodo estivo (temperatura più calda fuori rispetto che dentro la grotta).
La fortuna vuole, che appena dentro l'ingresso, la galleria fa una doppia curva di 90° occultando la vista del proseguo della grotta per chi guarda da fuori. E' lì che abbiamo allestito la "fabbrica del fumo" e la "tana" delle anguane.
Ci sarebbe piaciuto avere un fumo denso e basso, tipo quello degli effetti teatrali, che avrebbe pure coperto i piedi "scarpaginnasticati" delle anguane. Ecco che le nostre attenzioni sono andate al ghiaccio secco che altro non è che anidride carbonica allo stato solido, un gas naturale.
Abbiamo scartato fin da subito i fumogeni, tipo quelli da stadio, perchè avrebbero generato un fumo troppo alto e che avrebbe anche procurato qualche problema di respirazione o fastidio agli occhi.
Fortunatamente abbiamo trovato una ditta che ci ha fornito tutte le informazioni su come utilizzarlo e che ce l'ha fornito via corriere il giorno prima in una confezione di polistirolo che poteva mantenerlo inalterato per almeno 5 giorni. L'unica accortezza era quella di non farlo entrare in contatto la pelle e quindi ci siamo dotati di guantoni da saldatore.
Il fumo si genera quando il ghiaccio secco viene a contatto con l'acqua. Più calda è l'acqua e più denso è il fumo generato. Ecco quindi che ci siamo attrezzati con fornelli e pentole per scaldare l'acqua. Abbiamo fatto un test con una pentola piccola: una volta buttato un po' di ghiaccio secco all'interno, questo si è messo a bollire e fare fumo, ma in quantità molto scarsa, lasciandoci delusi e perplessi su cosa sarebbe successo usando quantità maggiori.
Un nutrito gruppo di "fuochisti" si è dato quindi da fare per preparare la "cucina" mentre fuori si procedeva all'allestimento del set ed alla vestizione delle anguane.
Una volta pronti, il regista Sandro era in contatto via radio con loro ed ha dato il via alle riprese. Buttando tanto ghiaccio secco in tanta acqua si è generata una nuvola di fumo enorme che è salita alta per poi stabilizzarsi con un fumo che si stagliava fino ad almeno due metri dal suolo impedendo la vista delle anguane dalla videocamera posta all'esterno. Il problema è stato dosarlo per creare un effetto costante; infatti all'inizio era troppo, poi troppo poco e solo con la seconda tornata di riprese i "fuochisti" hanno preso bene le misure alimentando con le "sessole" (apposita paletta di raccolta) di ghiaccio secco le pentolone sul fuoco e dosando il fumo coprendole parzialmente con dei cartoni.
I 20kg in pellet a nostra disposizione sono bastati per generare circa 15 minuti di effetto.
Il fumo era inodore e non ha creato nessun tipo di disturbo alle ragazze che per molto tempo ne sono state circondate.

Le riprese video
L'illuminazione della scena è stata fatta con i nostri soliti quattro faretti alla massima potenza e le riprese video sono state realizzate con tre videocamere fisse in contemporanea più altre due mobili, comandate da Damiano e Lara, per la documentazione del backstage.
La videocamenra frontale, comandata da Sandro, era in realtà una macchina fotografica Canon EOS 6D con inquadratura e focale fissa per tutta la durata delle riprese. Più avanzata, sopraelevata sulla destra, c'era Simona con un altra fotocamera, una mirroless Sony Nex 6, che riprendeva con zoom ed inquadrature variabili. La terza, una videcamera Sony HDR-SR11, era fissa con inquadratura da dentro la grotta verso fuori e quindi usata per il backstage.
Abbiamo fatto due tornate di riprese. Nella prima abbiamo avuto problemi di regolarità di generazione del fumo e quindi sono venute buone alcune scene delle anguane, dell'uscita del fumo e la fuga delle anguane. La seconda tornata serviva per riprendere pure gli "spioni" mentre erano in scena anguane e fumo, ma qui sono venute buone altre immagini delle ragazze e la loro uscita dalla grotta.
Purtroppo il fumo non è bastato per fare delle riprese ravvicinate e neanche per qualche foto d'effetto.
Col senno di dopo, si poteva fare meglio, ma stavamo improvvisando e poi, che caz..!, non siamo mica dei professionisti! ;-)

Gli spioni
Anche per questo ruolo ci volevano dei giovani perchè sennò rischiavamo di dare l'impressione di "dò veci pedofili che spia e putele"! Alessandro, con i suoi 18 anni, è stata la prima scelta e con lui abbiamo voluto un "indigeno" residente a Monte di Malo: Miguel! Chi altri? Dato il personaggio con cui avevamo che fare, la cosa più difficile è stato cercare di farlo stare serio. Non vi dico le battute che venivano fuori mentre "recitavano" le loro scene e peccato che le videocamere del backstage non siano riuscite ad immortalarle tutte.
Naturlamente tutti inveivano contro gli spioni accusandoli di fare chissà quali porcate mentre spiavano le donzelle da dietro quel masso. Chissà perchè, ma alla fine nessuno ha voluto stringere loro la mano! :-)

Terminato il lavoro non potevamo che concludere degnamente la serata nel nostro amato Bar Rana con birre a go-go e bruschetta.
E' stato impegnativo, divertente, insolito, affascinante. Mai come questa volta abbiamo prima pensato nei minimi dettagli e poi realizzato un progetto di questo genere: ne siamo estremamente fieri ed orgogliosi. Un grande grazie a tutti coloro che hanno fatto la loro parte.

Sandro Sedran, S-Team


Regia: Sandro Sedran
Riprese video: Simona Tuzzato, Sandro Sedran, Lara Nalon, Damiano Sfriso
Luci: S-Team e Nico Iadini
Montaggio: Sandro Sedran
Costumi: Simona Tuzzato
Attori: Miguel Iadini, Alessandro Pittarella, Sara Farnea, Alessandra Miotto, Laura Miotto, Angela Pasqualotto
Effetti speciali: Alberto Drago, Piergaetano Marchioro, Laura Nicolini, Alberto Rossetto, Damiano Sfriso, Pier Giorgio Varagnolo
Musiche: Opusvertigo: "Traumatic Longue Version", Tunguska Electronic Music Society: Helga's Ephemeris-When The Full Moon Shines


venerdì 1 novembre 2013

Casola Underground 2013


Al raduno nazionale di speleologia di quest'anno, tenutosi nella splendida Casola Valsenio, S-Team era presente con una piccola mostra fotografica "Grotte al confine Est" che è stata esposta in due location: nella Pizzeria Incontro e nel Bar Centrale.

 location Pizzeria Incontro
location Bar Centrale

Il primo luogo non era adeguato perchè si trovava nella saletta interna del locale dove le foto erano visibile solo da chi si sedeva a mangiare e non da chi era di passaggio. Favolosa invece l'esposizione al Bar Centrale dove le foto erano in bella vista nel loro insieme e potevano essere osservate dai numerosi avventori del bar.
Abbiamo poi presentato due nostri filmati: il documentario "Rana-Pisatela 40 km" e "Grotte TSS" in una sala stracolma di speleologi interessati (sicuramente almeno 300); una bella soddisfazione.
Ci siamo infine messi in gioco nel concorso degli SpeleoSpot dove non abbiamo portato a casa nessun premio perchè la concorrenza era agguerrita. I nostri filmati erano poco "spot", cioè non facevano pubblicità a nulla ed il messaggio trasmesso era poco chiaro e non immediato, al contrario dello splendido lavoro del vincitore. A nostro avviso, poco corretto il premio al secondo classificato che ha vinto con un lavoro di 45 secondi quando il limite era di 30.
La presentazione dei lavori in concorso è stata fatta in chiave ironico-umoristica, mostrando tutti i lati ridicoli e poco incisivi dei lavori proposti. Utile per correggersi e migliorare, ma a volte i presentatori ci sono andati giù pesanti con i commenti e qualche autore se l'è presa un po'.

 Il nostro angolo nella stanza della Scintilena, ospiti del caro Andrea Scatolini
Lo spot S-Team scorre sugli schermi del bar