sabato 14 settembre 2013

Weekend trentino

Di Lara.

Quando arrivò l'invito a fare una proiezione dal Gruppo Grotte Rovereto, e poi ad andare con loro a fotografare la Cesare Battisti, nessuno di noi poteva immaginare quale ricco fine-settimana ci attendeva.
Inizierò a descriverlo brevemente dalla fine

Domenica 8 Settembre.
Sul lato destro del lago di Garda sta il Monte Baldo.
Lungo 37 chilometri e largo in media 11, dalla sua estrema elevazione settentrionale ovvero dal Monte Altissimo di 2078 metri circa, si gode di un panorama meraviglioso.
Era una giornata uggiosa e banchi di nebbia permettendo, guardando e occidente verso il basso, l'azzurro plumbeo dell'acqua del lago faceva contrasto col grigio chiaro delle rocce intorno.
E poco prima salendo verso la cima, improvvisi abbondanti affioramenti di rosso ammonitico lungo il sentiero ci avevano fatto sognare di fortuiti rinvenimenti di fossili.
Girando nelle strade del settore atesino del Monte Baldo, tanti diversi scenari si offrivano a noi viandanti.
Zone con detriti simili alle piramidi di Segonzano, boschi, ruscelli, grandi prati, distese di mughi profumati: infiniti spunti per pensare di ritornare a gironzolare in quella catena montuosa.
Vicino al monte Altissimo, la nostra meta sotterranea era la Busa Brodeghera, a 1950 metri di altezza.
Si tratta di una voragine verticale di circa 70 metri.
Normalmente riempita di ghiaccio e neve fino a pochi metri sotto il ciglio, in occasione della nostra visita si presentava, ci disse la nostra Balda guida, con un livello di ghiaccio decisamente più basso dell'usuale.
San e Mauro furono gli unici a scendere in effetti; con alle spalle un sabato pregno di attività e il cane Neve decisero che era meglio attendere fuori, malgrado la fitta pioggerella e il freddo vento che saliva dal basso.
Sul fondo di questa cavità, nel 1976 furono rinvenute da un gruppo di speleologi le ossa di un uomo databili intorno al 5° secolo A.C. ora visibili al Museo dell'Alto Garda (o Mag) di Riva del Garda.
Nelle foto, San e Mauro scendono nella voragine testimoniandone anche a noi, infradiciati fuori, la conformazione e la forma assunte dal ghiaccio all'interno.



Sabato 7 Settembre.
Una cinquantina di chilometri più a Nord del Baldo, più precisamente a nord di Trento e sul versante ovest della alta Val d'Adige, Cima Paganella, raggiunta con gli impianti di risalita da Andalo, fu la zona in cui potemmo entrare in ben 2 grotte: Bus del Toni e Grotta Cesare Battisti.
Tranne il nostro colorato gruppo di speleo, lassù vicino alle antenne immerse nelle nuvole non incontrammo nessun altro, se non si considera una marmotta col suo cucciolo nelle solitarie piste da sci a prato.
Il Bus del Toni si apre a circa duemila metri di altezza; per raggiungere l'entrata ci dovemmo dunque calare, dopo aver attraversato una zona ricca di mughi, di qualche decina di metri sullo strapiombo con una vista mozzafiato della valle sottostante col lago di Lamar e l'abitato di Lavis.



Nella breve grotta ad andamento orizzontale, vidi per la prima volta abbondantissimi depositi di latte di monte non ancora fossilizzato. All'apparenza solide, simili in tutto e per tutto alle chiare concrezioni a forma di "cavolfiore" già incontrare tante volte, fu strano sentire quelle superfici morbide e un poco scivolose sotto i guanti quando ti ci appoggiavi la prima volta pensando di trovare la solita solida e rassicurante roccia a sostenerti.
In pratica fu come trovarsi in un ambiente con tutte le pareti e il soffitto completamente ricoperti da ricotta.
Dalla lettura di un interessante studio di Renza Miorandi e Andrea Borsato apprendiamo che il latte di monte si forma in grotte collocate tra 1500 e 2200 metri d'altezza e dove le temperature sono comprese tra 2,5 e 5,5 °C con umidità relativa solitamente superiore al 95%.
http://www2.muse.it/pubblicazioni/6/actaG82/MUSCC_Vol_Acta_Geo_18.pdf


All'uscita le nubi erano definitivamente scomparse, e un caldo sole ci accompagnò per il resto della giornata fintanto che rimanemmo in superficie.
Non troppo lontano da là, raggiunta dopo una bella passeggiata nel primo pomeriggio, ancora inebriati dal profumo dei mughi, la Grotta Cesare Battisti ci attendeva con una traversata quasi esclusivamente in comoda discesa di 160 metri circa.
Anche qui, nella sala della Cripta, una imponente concrezione rotondeggiante di bianco latte di monte ricoperta sul lato superiore da bruna argilla faceva bella mostra di sè, facendoci sentire tanti lillipuziani sotto ad un enorme fungo sospeso.

Sala della Cripta - pozzo d'erosione

In alcune sale il soffitto era stranamente regolare e piatto e orizzontale e formava angoli retti con le pareti laterali tanto da sembrare una sala scavata dall'uomo. Ma non era così ovviamente; bellissimi alti meandri sinuosi da percorrere comodamente in piedi e pozzi levigatissimi ci ricordavano il lavoro millenario di scavo effettuato dell'acqua.
La temperatura sembrava un po' più bassa del solito a noi gente di pianura - l'ingresso si trovava infatti a circa 1800 metri d'altezza.


Il pozzo finale si dovette prima scendere un poco da un lato e poi risalire maggiormente dalla parte opposta.
"Speriamo sia l'ultimo sforzo" - pensai tra me e me - la gravità non perdona.  E invece prima di guadagnare l'uscita ci aspettava un meandro basso e largo, sezione a settore circolare, che costrinse ad avanzare col passo del giaguaro. Non lungo questo no, ma quasi più faticoso della risalita del pozzo appena fatta.
Improvvise e abbondanti folate d'aria ci avevano illuso, un paio di volte, di trovare l'uscita subito dopo l'angolo.
Se c'era qualche centimetro di tuta ancora privo di fango, beh dopo essere strisciati in questo budello, non ce n'era più, soprattutto nella parte finale che presentava un fango più viscido e scivoloso.
Quando alla fine uscimmo, erano le 20 circa, improvvisamente la sorpresa: l'imbrunire.
Su un comodo terrazzino a più di mille metri d'altezza sopra la Val d'Adige, si apriva l'ampio imbocco dell'uscita. Il cielo ancora un poco illuminato aveva un colore azzurro intenso e scuro dello zaffiro australiano - in basso le luci delle strade e dei paesi.


Era sabato sera - mi parve di riconoscere provenire dal basso qualche eco di "bunci-bunci" da discoteca che rimbalzava sulla rocce. Ma era troppo presto per le discoteche laggiù nella piana: ho il dubbio che il bunci-bunci che ricordo chiaramente fossero i sordi battiti dei compagni di gita ancora nel meandro che stavano arrivando, emessi "sbattocchiando" qua e là membra e zaino nell'avanzare carponi.
Sulla collina in fondo, piccole lucette in movimento, gli altri speleo che ci avevano preceduto ci videro uscire e ci gridarono i loro saluti.
Senza quasi dire niente spegnemmo le luci dei caschi e ci mettiamo in silenzio a guardare l'arrivo della notte, fino a che tutto il gruppo fu uscito.
La ferrata finale per raggiungere il sentiero nel bosco era quella famosa espostissima; ma era comoda e a quell'ora guardando giù -nel dubbio - si vedeva solo nero profondo, che nascondeva gli oltre mille metri abbondanti di scarpata quasi verticale che scendevano a valle.
Raggiungendo la nostra meta finale, la baita del soccorso alpino di Fai, nugoli di insetti accompagnavano le nostre teste attirati dalla luce dei caschi.
Il cielo era pieno di stelle e i più esperti astrofili tra noi mi indicarono la via lattea.

Sera Venerdì 6 Settembre.
Alla proiezione di alcuni filmati dell' S-Team. organizzata dal Gruppo Grotte Emilio Roner di Rovereto in una Sala della Alpstation di Isera, venerdì sera durante il rinfresco incontrammo anche molte persone che poi vennero in grotta il giorno seguente.
Ed una bella e grande carta in rilievo delle zone circostanti il lago di Garda appesa alla parete era stata uno dei pretesti per farci illustrare - a noi gente di pianura - le caratteristiche geo-morfologiche delle aree che avremmo potuto visitare i due giorni seguenti.


Un nostro grandissimo ringraziamento per questa tre-giorni intensa va ai membri del Gruppo Grotte "Roner" di Rovereto e al baldo Mauro e famiglia per la loro disponibilità ed ospitalità.

S-Team di questa uscita: dietro da sx: Sandro, Simona, Alberto, Massimiliano
davanti da sx: Donato, Mauro, Lara


1 commento:

  1. Grazie ancora per la serata, foto bellissime. Se non la conoscete (ma ne dubito) vi consiglio la grotta di Collalto, da fare a gennaio, sempre in Trentino

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