domenica 12 agosto 2012

Fiocco rosa all' S-Team!

Domenica 12 Agosto 2012 alle 18:25 è nata Lidia Maria !
Felicitazioni vivissime a mamma Francesca e papà Gianluca.
Adesso siamo tutti zii !


Passeggiata in Canin e Fontanone di Goriuda

Durante l'uscita in Dobra Picka della scorsa settimana avevamo avuto modo di vedere quanto bella fosse la parte della conca glacio-carsica che si trova tra le quote 1800 e 1900 metri.
Siamo ritornati per gironzolare qua a elà in osservazione dei fenomeni casici superficiali partendo da Sella Bila Pec e scendendo lungo il nuovo sentiero geologico con segnavia CAI 635a.
Canali d'erosione sulla parete inclinata antistante l'ingresso dell'Abisso Boegan
Certe porzioni di roccia sono ricchissime di fossili (bivalvi in questo caso)
 In primo piano il buco d'ingresso dell'Abisso Boegan
La zona che ci ha colpito maggiormente è quella nei dintorni dell'ingresso dell'Abisso Boegan, un pozzone ellittico circondato da un anfiteatro di pareti solcate da profondi canali d'erosione.
Dalla zona di assorbimento delle acque meteoriche, ci siamo poi spostati in quella di emersione e precisamente alla risorgiva del Fontanon di Goriuda che si trova mille metri più in basso alla quota di 868. Esso drena buona parte delle acque che fanno parte dei sistemi del Foran del Muss, Col delle Erbe e Casere Goriuda, ma oggi aveva una scarsa portata d'acqua.
 Il rettilineo del tratto iniziale, prima del lago
 Zona interna di attracco dopo il passaggio del lago
Il primo sifone
Abbiamo approfittato della presenza del canotto e delle corde di sicurezza lasciate dai gruppi che stanno lavorando in appoggio agli speleosub che in questo periodo stanno esplorando tutta la zona a monte dei sifoni. Grazie!
S-Team di oggi, da sinistra: Sandro, Alberto, Chiara, Simona, Sara, Massimiliano e Pier Giorgio seduto


Tutte le foto fatte sul Canin le trovi cliccando qui.. 


Tutte le foto fatte al Fontanon di Goriuda le trovi cliccando qui.. 

sabato 4 agosto 2012

Dobra Picka in Canin

Il nostro desiderio di andare a fare una grotta sul Monte Canin è stato esaudito da Gianni Benedetti che ci ha organizzato un'uscita in “Dobra Picka”, a suo parere una delle grotte più belle e godibili della zona.
Pareva che dovesse saltare tutto a causa della mancanza di "s-teamisti" e del problema dell'esodo estivo che puntualmente blocca l'autostrada A4 in direzione di Trieste. Risolto con l'adesione in extremis di Massimiliano ed Alberto che ha pure messo a disposizione il suo camper consentendoci di partire venerdì sera con calma.
Sabato mattina ci troviamo al parcheggio di Sella Nevea con i triestini Gianni, "Sandrin", Laura e Paolo "Cubo" e con i nostri zainoni pesantissimi ci avviamo verso l'ingresso che raggiungeremo dopo circa un paio d'ore di cammino dalla stazione a monte della cabinovia, che porta al rifugio Gilberti.

La "fessura" dell'ingresso - Vista sul Canin

Simona è ancora dolorante alle costole dalla caduta in Rana e rinuncia ad entrare in grotta, Paolo ha problemi ad un gomito e, assieme ad Alberto decidono di entrare e fermarsi a visitare la parte ghiacciata. Sandrin è reduce da un blocco muscolare da mal di schiena, Damiano ha pure lui il gomito dolorante dalla Rana, Gianni un braccio non completamente a posto e Sandro è a rischio blocco di schiena per via dei grandi pesi trasportati. L'unica che sembra non avere nulla è la Laura che però è a digiuno di grotte verticali. Proprio un bel gruppo! :-)
Entriamo alle 12:30. L'ingresso è una stretta fessura in parete fatta a forma di genitale femminile (picka in sloveno) che immette in una piccola galleria che non è altro che la parte alta di una stretta diaclasi impostata su faglia in cui ci si cala tramite un P25 dove inziamo a prendere confidenza con gli armi "alla triestina": moschettoni senza ghiera e, complice una corda nuova di palla che si è ristretta, anse risicate con impossibilità di fare la chiave completa sul discensore.
Si atterra su un pavimento di ghiaccio vivo: è ora d'indossare i ramponi. La condotta continua in discesa con un P15 che passa in mezzo ad un ghiacciaio interno tutto levigato dalle correnti d'aria: spettacolare. Spesso si vede la vecchia corda completamente inglobata nel ghiaccio e, strepitoso, una patina trasparente ricopre completamente anello, nodo e corda alla partenza del salto successivo. Ci scateniamo con le foto ai particolari, sempre nei limiti di quello che consente l'obiettivo grandangolare 10-22mm.


Due metri più giù un imprevisto: un laghetto che di solito è completamente ghiacciato, oggi ha una sottile patina che si rompe col peso della persona e sotto c'è una spanna d'acqua che bagna gli scarponi. Sandrin riesce a passare e rompere una diga naturale di ghiaccio facendo abbassare il livello dell'acqua quel che basta per non gelarsi i piedi.
Qui ci lasciamo con Paolo ed Alberto che tornano fuori dalla Simona ed andranno a dormire ed aspettarci al bivacco Procopio.
Una strettoia kankara (che ci farà tirare non pochi porchi durante il ritorno) immette sul pozzo fessura che conduce ai grandi ambienti prima del pozzone di 105 m. Qui il ghiacciaio riempie quasi completamente la parte inferiore della galleria, ma negli ultimi anni si è notevolmente ridotto costringendo a riarmare con passaggi complessi in cui bisogna districarsi tra corde nuove e vecchie. Cinque metri più in alto è visibile l'armo vecchio, muto testimone di quale altezza si transitava una volta.


Via i ramponi e giù per il P105, inizialmente una fessura in diaclasi che poi si allarga nella parte bassa per poi esplodere nell'enorme cavernone alla sua base. Una nuova fessura immette in un P27 inclinato sul cui fondo stabiliamo il nostro campetto per la merenda ed un bel tè caldo.
Partiamo per la visita delle gallerie di quota 1600, la prima delle quali è un lungo rettilineo fossile, nebbioloso, ricco di riempimenti alluvionali e quindi un po' fangosiccio, ma che ci regala una magia inaspettata. Dal soffitto spuntano mazzi di aragoniti bianche, quelle del tipo ramificato in ogni direzione; incredibile, in Canin, a queste quote e con temperature così basse.

Il salone alla base del P105 - La faglia di quota 1600

Un salto di una decina di metri precede un piccolo tortuoso meandro che sarebbe uno spettacolo se si potesse vedere in pianta dall'alto. Siamo in una grande galleria che porta i segni di importanti riempimenti; essa termina improvvisamente di fronte ad una grande spaccatura generata da un imponente movimento di faglia. La prosecuzione del tunnel appena percorso si trova dislocato di 30 metri a destra e più in alto di 20! Risaliamo le corde che ci portano proprio lì e quel tratto di condotta circolare, dal diametro di circa otto metri, è veramente bella; valeva la pena arrivare fin qua.

 

Nel frattempo, chi ha già raggiunto il bivacco Procopio, si gode il cielo stellato della sera ed osserva da posizione privilegiata tutto l'altopiano del Canin settentrionale da cui iniziano a spuntare qua e là tante lucette degli speleologi che emergono dal sottosuolo per dirigersi verso i propri campi: emozionantissimo!
Ritorniamo al nostro campetto per cenare e poi con calma iniziamo la risalita del ritorno.
I primi sono fuori alle 2 di notte, gli ultimi alle 3; tredici ore e mezza di permanenza. All'esterno ci accoglie una luna quasi piena che illumina il paesaggio ed un clima estremamente piacevole (quasi caldo, se confrontato con i 2-3 gradi interni).

S-Team di oggi (effettivi e ad honorem): Sandro, Massimiliano, Damiano, Gianni, Sandrin, Laura

Una Lasko fresca ci bagna il gargarozzo arso; niente di meglio prima d'incamminarci verso il bivacco. Dopo un'ora di cammino, noi dell'S-Team siamo "cotti" dalla stanchezza e, vista l'incertezza sull'esatta strada da percorrere, decidiamo di "ammutinarci" ed andare a dormire con i nostri sacchi a pelo all'aperto su qualche prato, mentre i triestini proseguono fino alla loro meta.
Ci infiliamo nei sacchi a pelo che sta già albeggiando: stiamo da dio e prendiamo sonno immediatamente, ma non riusciamo a dormire tanto perché una marmotta ci suona la sveglia con una infinita sequenza di fischi.
Il ritorno al rifugio Gilberti avviene con numerose pause ed alla fine ci si ritrova in tantissimi speleo, tutti che rientrano dalle loro esplorazioni, campi o giri in grotta. Ma quanti eravamo in Canin questo fine settimana? Fantastico!


 
I rilievi del complesso del Foran del Mus sono stati messi a disposizione dall'archivio GTS

Tutte le foto fatte le trovi cliccando qui.

venerdì 3 agosto 2012

La nostra traversata Pisatela-Rana

Nota: tutte le foto di quest'articolo sono state estratte dalle riprese video da noi effettuate.
Il percorso della traversata
Anche noi dell'S-Team fremevamo dalla voglia di effettuare la traversata, specialmente Sandro che è il webmaster del sito www.busodellarana.it .
Abbiamo deciso di fare filmati video documentando i punti più caratteristici dei vari rami percorsi. Questo sarà il banco di prova per testare le capacità della nuova Sony NEX-5N. Siamo in cinque: la Simona alle riprese, Alberto, Damiano, Donato, Sandro con un faretto a testa per illuminare la scena.
Dopo aver lasciato una macchina al capitello, andiamo all'ingresso della Rana a mettere in fresca una bottiglia di spumante per festeggiare quando usciremo.
Con gran calma, riprendi qui, riprendi lì, arriviamo a Saletta Ultima Spiaggia dopo ben 3 ore! Sarà meglio che ci limitiamo, altrimenti usciamo il giorno dopo. Restiamo impressionati dallo splendido lavoro della porta d'acciaio messa a protezione dalle piene e che ripristina pure il flusso d'aria originale che c'era prima dello scavo.
 Il passaggio kankaro nella Galleria Emicranica - La porta anti-piena
Discesa in frana verso la Rana - La targhetta in sala Ultima spiaggia
Abbiamo deciso di affrontare le zone allagate senza muta, ma portandoci appresso vestiti asciutti da indossare dopo essere passati. Questo ci consente di avere sacchi leggeri durante tutto il successivo attraversamento della Rana. La scelta è stata vincente perchè ti scaldi parecchio a strisciare in frana e nel by-pass e quando arrivi in acqua reggi bene lo shock termico (ma i porki si tirano lo stesso!) , anche perchè continui a muoverti e ci sono dei tratti in cui puoi prendere fiato fuori dall'acqua. Senza muta, niente riprese qui.
Anche bagnati stiamo tutti bene, quindi decidiamo di proseguire fino a Sala Settembre e cambiarci lì che c'è molto più spazio e siamo fuori dalle correnti d'aria.
Dopo aver mangiato andiamo a goderci la vista del Lago d'Ops e ci avviamo verso l'incognita della zona del Pettine con le sue labirintiche diramazioni. Infatti sbagliamo strada, restando a livello dell'attivo, ma questo ci consente di passare attraverso una strepitosa condotta forzata elissoidale ed appurare quanto alta arriva l'acqua in queste zone quando va in piena. Tornati nelle zone alte fossili, scendiamo un tratto assicurato con una corda; passiamo tutti tranne Alberto a cui cede il chiodo di un armo e vola all'indietro cadendo da due metri. La provvidenza vuole che Simona è rimasta lì sotto per dare eventuale assistenza e gli attuisce la caduta, ma entrambi sbattono violentemente contro le rocce. Per qualche istante restano immobili a terra con il terrore negli occhi di Damiano che ha assistito alla scena. Anche Donato e Sandro tornano indietro con l'ansia che chiude la gola ed il cuore a mille. Farsi male in questo punto della Rana è una tragedia: prima che arrivino i soccorsi ci vogliono minimo 10 ore e, per portare fuori una barella, ce ne vorranno almeno 24. La nostra buona stella questa volta ci ha protetto alla grande: solo delle belle botte per entrambi che riescono a proseguire con qualche doloretto, ma senza problemi.
 Galleria attiva sotto il Pettine - Specchio di faglia nel Pettine
Sala Nera - La fessura d'uscita dal Ramo Nero
Usciti dal Pettine, e raggiunto di nuovo l'attivo, siamo più tranquilli per quel che riguarda la strada da percorrere. Con i nostri ritmi blandi passiamo Sala dei Cani (con Donato che s'incastra più volte nella strettoia), Sala Nera e quando arriviamo a Sala Snoopy ci sembra di essere già quasi fuori anche se poi impiegheremo altre due ore.
Filmiamo il passaggio di tutte le principali sale, restando sbalorditi della potenza dei nostri faretti quando illuminamo quasi a giorno tutta la Sala Pasa.
 Bivacco di Sala Snoopy - Sala Pasa
 Sala della Scritta - Preparativi prima di entrare
Siamo stanchetti e preferiamo uscire direttamente senza passare per i rami Morto e Marmitte, come sarebbe d'obbligo se si volessero fare le cose per bene. Al passaggio della ferrata e del sifone l'aria che soffia è violentissima: fuori deve fare ancora molto caldo.
A pochi metri dall'uscita recuperiamo la nostra bottiglia di Martini bella fresca e festeggiamo tutti assieme la nostra impresa davanti alla telecamera che riprende tutto, anche la favolosa performance ruttatoria di Damiano che ci regala un "Alì Babà ed i quaranta ladroni" da favola.
Si festeggia la nostra prima traverasata.
S-Team di oggi: Donato, Alberto, Sandro, Damiano, Simona
Non poteva esserci conclusione diversa da quella di continuare i festeggiamenti al Bar Rana davanti a delle dissetanti birrozze e succulente bruschette.
Bella, bella,bella! Ma anche impegnativa fisicamente e non banale. Impossibile per chi non conosce la strada. Torneremo sicuramente, magari accompagnando qualche amico speleo da fuori.
Qui sotto l'anteprima delle riprese video effettuate:
San