sabato 29 settembre 2012

Buso della neve

Ci troviamo sull'Altopiano dei Sette Comuni o di Asiago (VI), più precisamente sulle pendici del monte Zingarella, nei pressi dell'omonima malga.
Uscita congiunta con gli amici del gruppo di Schio; Cesare e Carlo ci hanno spianato la strada armando la grotta, mentre i neo-corsisti Roberto ed Isaia si sono aggregati per provare nuove ed intense emozioni assieme a noi dell'S-Team: Damiano, Sandro e Simona.
Il tempo non era dei migliori e temevamo di entrare bagnati fradici, ma ci siamo beccati solo una leggera pioggerella.
A settembre di due anni fa ci avevamo provato pure noi da soli ad entrare, ma non avevamo trovato nessun varco già nel nevaio iniziale alla base della dolina-pozzo di accesso. Questa volta invece c'era un foro bello largo proprio nel punto in cui facevamo gli scemi ignari di quello che potevamo avere sotto i nostri piedi.
Nel passaggio tra nevaio e parete troviamo un piccolo ripiano dove indossare i ramponi. Poi un ultimo frazionamento e si entra in un'ampia sala dove il nevaio scende obliquamente fino a diventare pianeggiante.
Subito ci accoglie una grande e spettacolare colonna di ghiaccio spezzata dal movimento del nevaio che l'ha fatta traslare a valle di un metro.
Sul fondo della sala, sul lato destro, si trova una colata con alla base numerose stalagmiti di ghiaccio: bellissimo! Carlo e Cesare ci annunciano che il foro che dovrebbe condurre nella sottostante Sala Zero è chiuso. Che peccato, ma anche l'essere arrivati fin qui è per noi già una bella soddisfazione. Ci mettiamo a fotografare la sala mentre gli altri vanno a curiosare lungo un pertugio sul lato destro del ghiacciaio.

Dopo una ventina di minuti ritorna Carlo che ci annuncia: "si passa!". Terminiamo la foto e ci avviamo lungo uno stretto passaggio tra ghiaccio e parete che poi si abbassa di una decina di metri entrando in una bellissima condotta tra roccia e ghiaccio lavorato a scallops dall'aria. Qui troviamo Roberto che sta schiattando dal freddo a causa di un abbigliamento un po' troppo leggero per questo tipo di grotte e senza piumino al seguito. Un bel tè caldo ci sarebbe stato proprio bene.
Cesare sta piantando l'ultimo frazionamento prima della calata nel vuoto assoluto della Sala Zero.
La discesa è un po' impegnativa per via della corda nuova che scorre veloce e bisogna prestare attenzione alla manovra piuttosto che stare a guardare il grandioso tappo di ghiaccio che sembra sospeso nel vuoto sopra le nostre teste: impressionante! Ce lo godremo meglio durante la risalita.
La Sala Zero è sicuramente una tra le più grandi dell'altopiano; essa scende inclinata abbastanza ripida su fondo di detriti da crollo. Solo nella parte sotto il ghiacciaio il fondo è misto a ghiaccio. In corrispondenza di una faglia trasversale la cavità si allarga ulteriormente creando una sorta di scalino per poi scendere ulteriormente tra blocchi più grandi fino ad uno stretto pertugio tra soffitto e fondo dove bisognerà scavare per trovare una prosecuzione. Le foto della sala non rendono bene le misure.
Mentre i compagni iniziano a risalire, facciamo altri scatti in cui compare il ghiacciaio pensile. Non siamo stati molto soddisfatti perchè l'ideale sarebbe stato avere un flash in mano allo speleo che saliva. Essendo completamente nel vuoto, è impossibile che lo speleo appeso resti fermo per i secondi necessari allo scatto. Un flash avrebbe "congelato" (come se non bastasse la bassa temperatura!) il suo movimento.
Una bella cascata, che prima non c'era, scende dal ghiacciaio dalla parte opposta della parete (dove c'era il passaggio originario); è il segno che fuori ha piovuto parecchio. Meno male che non siamo scesi da lì! Una volta fuori ci accoglie un'abbondante caduta d'acqua del ruscelletto che si getta nella voragine. La pioggia ci ha risparmiato la lavata prima di arrivare alle macchine.
Conclusione con una buona pizza a Treschè Conca. Peccato che neanche questa volta abbiamo fatto la foto di gruppo, ma i pensieri erano tutti concentrati sulle grandi emozioni che questa uscita ci ha regalato.
San



domenica 23 settembre 2012

Buso del Ghiaccio

Per oggi era in programma un'uscita al Buso della Neve di Malga Zingarella, ma la squadra armo del gruppo di Schio ci ha dato buca ed abbiamo deciso quindi il cambio di destinazione. Sempre Altopiano di Asiago, zone sommitali nord e sempre grotta con ghiaccio.
Siamo partiti da Malga Pozze in direzione del Monte Chiesa, costeggiandolo alla base sul lato ovest. Le indicazioni che ci avevano dato dicevano di prendere una mulattiera a destra e, prima di arrivare in cima, girare a sinistra. E' quello che abbiamo fatto, solo che abbiamo sbagliato mulattiera! Abbiamo preso una vecchia strada di guerra semiabbandonata che portava alle alture sud del Monte Chiesa. Alla ricerca disperata della grotta, passando per mughi ed arrampicandoci come capre, siamo riusciti a raggiungere le zone spoglie della sommità per poi scoprire una bellissima e comoda mulattiera segnata (quella giusta). E come se non bastasse c'era pure un bel cartello "Buso del ghiaccio 5 min"! Ma pork... vaff....e merd...!
La zona sommitale del Monte Chiesa era una delle principali roccaforti austriache delle loro linea difensiva e non fu mai attaccata dagli italiani per via della sua inespugnabilità. Lo sguardo spazia su tutte le principali zone teatro delle sanguinose battaglie della Prima Guerra Mondiale: Cima Dodici, Ortigara, Cima Undici, Caldiera.
Sul monte dove ci troviamo ci sono poi numerose "buse", grandi doline dalle ripide pareti, veramente molto belle, e dentro una di esse si trova lo spettacolare ingresso del Buso del Ghiaccio.
La Busa degli Sloveni con i resti dei baraccamenti austriaci
Imponente e scenografico ingresso del Buso del Ghiaccio
Il lago gelato, parte sommitale del ghiacciaio interno
Si scende prima su scalinata a gradoni fatta dagli austriaci e poi su china detritica fino a giungere sopra il pianeggiante lago gelato che altro non è che la parte sommitale del ghiacciaio interno della grotta.
Rispetto alla descrizione ed al rilievo presenti nel favoloso libro "Dimensione buio", realizzato dal Leonardo Busellato e Gruppo Grotte Schio, la morfologia del ghiacciaio interno è notevolmente cambiata in questi ultimi decenni.
Dalla parte opposta all'ingresso ci si affaccia su una balconata che doveva immettere nel pozzo che, scendendo a fianco del ghiacciaio, conduceva al fondo della grotta. Ci siamo trovati invece uno scivolo che scendeva di 5-6 metri in una sala con il fondo completamente ricoperto dal ghiaccio. Solo un piccolo pertugio in fondo consentiva l'accesso al fondo, ma non c'era possibilità di armare su armi naturali, non avevamo piantaspit o chiodi da ghiaccio e non ci siamo fidati di scendere con la corda che faceva un angolo di 90° su spigolo di ghiaccio vivo. Torneremo.... ;-)
Sala interna; in basso a destra c'era il buco per arrivare al fondo
In una saletta laterale, accessibile solo strisciando per 5m su ghiaccio vivo, abbiamo trovato il paradiso! Tutte le pareti erano rivestite di uno strato esagerato di cristallizzazioni di ghiaccio, cresciute all'inverosimile e talmente fragili che hanno iniziato a staccarsi dopo che il calore dei nostri corpi ha iniziato a scaldare leggermente l'ambiente. Uno spettacolo mai visto ed accompagnato da emozioni indescrivibili.

Il libro diceva poi che, partendo dall'ingresso, sul lato sinistro dovevano esserci dei passaggi tra ghiaccio e parete che consentivano di scendere fino alla base del pozzo aggirando il ghiacciaio e camminando su detriti rocciosi. Anche questo non c'era; la massa del ghiaccio si è espansa fino alle pareti occludendo ogni possibile passaggio.
Mentre fotografavamo nella saletta in fondo, sono arrivati degli escursionisti a cui non pareva vero di trovare tutto illuminato a giorno ed poter anche loro godere della bellezza delle forme della colata di ghiaccio qui presente. Anche loro foto a nastro e ringraziamenti per lo spettacolo extra offerto dagli speleo.
Sandro

S-Team di oggi (e non ci siamo neanche fatto la foto di gruppo! Grrrr!): Alberto e Chiara in appoggio esterno, Sandro e Simona dentro in grotta.

Rilievo tratto dal libro Dimensione Buio


domenica 16 settembre 2012

Grotta Noè con il drone volante

S-Team quasi al completo si ritrova per riprendere le sue "scorribande" fotografiche. Special guests di questa uscita: Francesco e Tommaso.
Io che faccio parte del sottogruppo “dei piccoli” (di statura intendo) – subito guardo Francesco con una certa invidia, per via della sua altezza:  abbiamo infatti la splendida occasione di andare in Grotta Noè, col suo proverbiale tiro unico di 50 metri nel vuoto alla luce del giorno.
Uno dei  nostri special guest dicevo, con la sua altezza, ha un paio di lunghe gambe che "utili gli saranno sicuramente nella risalita"… beh.... "non si può avere tutto"..penso...L’altro special guest Tommaso  - trattasi di bel ragazzo iper tecnologico - invece io  lo guardo con una certa curiosità: ha portato il suo drone volante, con telecamerina  grandangolare fissata, col quale si vuole fare oggi l’esperimento di riprendere lo speleo sulla corda da 50 metri con la soggettiva del  drone in volo appunto.Ma procediamo con ordine.
Incontro e partenza da Marghera alle 7.30,  eppoi  sosta  idraulica come di consueto in autostrada  - ma stavolta le “orde” di villeggianti scesi dagli autobus gran-turismo sono talmente numerose che all'autogrill, i bagni degli uomini sono presi d’assalto anche dalle donne  - la fila nei bagni di queste ultime è infatti veramente impressionante  -da record direi  - manca poco che la fila per entrare nel bagno delle donne finisca fuori sino all’esterno…. (ma l’alta stagione una volta  era agosto? O sbaglio?)
Dopo il parcheggio, vestizione e breve avvicinamento,  arriviamo nei pressi del baratro: per me è la pima volta  -veramente spettacolare.

Il sole splende ma la temperatura è piacevole, anche tutti spelo-vestiti; l’attesa  del nostro turno di discesa sotto il sole non ci fa “cuocere” . E' oramai passato l’agosto africano.
Un “bucone” di ragguardevoli dimensioni si apre, come una voragine, in mezzo al prato, tra gli arbusti e alle rocce grigio chiare. Le sue dimensioni incutono rispetto. Vietato sporgersi!
Facendo il giro intorno a piedi, dal lato opposto del “bucone”, si gode della visione della caverna che si sviluppa sotto, anche senza sporgersi nemmeno un poco, rimanendo comodamente sul sentiero in mezzo ai bassi alberi.

L’orologio segna le ore 11.15 quando la prima coppia di s-team-speleo si “inabissa”.
Quando la seconda coppia di spelei si cala, Tommaso fa decollare  -sotto i nostri occhi stupiti  -il drone.
Sembra di stare in un film di fantascienza  -questa specie di “ragno volante”  -sapientemente telecomandato da Tommaso, si alza sopra di noi con un ronzio che ricorda il suono di un grande moscone che vola.
Qualche raffica di vento improvviso lo fa vacillare nell’aria  - talvolta sfiora le foglie degli alberi, mappoi scende anch’esso inesorabilmente nella voragine,  sempre ronzando,  a riprendere gli spelei appesi sulle corde, illluminati  a mezz’aria.
Poi  -coppia dopo coppia -  tutti si scende sul fondo, aero-cameraman compreso.
La visione dal fondo  del cielo in alto è grandiosa. Ciuffi d’alberi spuntano illuminati dal sole dai cigli.
L’apertura  in superficie - da qui si vede bene - ha la forma quasi ovoidale che talvolta viene descritta con simpatici nomignoli che qui non voglio stare ad elencare.
Sul fondo, una conoide di detriti sta nel mezzo, ricchissima di insetti d'ogni specie. 



Una panchina costruita su sassi e con un’asse di  legno offre anche un ottimo punto di seduta su un lato del grande antro. Tutt’intorno resti di ossa di piccoli mammiferi, portati qui forse da rapaci o caduti a causa di  qualche salto troppo azzardato.
Mentre il macro-macro-man  Damiano si dedica alla paziente fotografia dei dettagli (muffe e resti di insetti  e chissà quante altre “piccolezze” qui abbondano)   - in questa amplissima caverna si fa volare nuovamente il drone, a riprendere gli ultimi speleo discendenti. Mi rendo conto che io e il mio vicino, il naso in su a guardare l’ufo, abbiamo la bocca aperta come i bambini…curiosi siamo di vedere l’esito delle singolari riprese….
 Il drone
L'ufo-drone svolazza a fianco degli speleo
I tre cine-operatori: Sandro, Tommaso e Simona
Intraprendiamo  quindi la ulteriore unica discesa, stavolta senza attrezzi, verso una altra ampia sala, cui si accede da un sentiero in discesa che attraversa una specie di “foresta pietrificata”.
In questa prima zona sembra di stare proprio in un film  -le concrezioni fossili, completamente senz’acqua, hanno l’aspetto di rami rinsecchiti dalla siccità  -bianchi e spigolosi, quasi innaturali  -qui è quasi come stare all’esterno  - arriva ancora un po’ di luce e tanta aria.

Più oltre, il pavimento è per buona parte ricoperto da vaschette concentriche di varie misure, dai due metri circa fino a pochi millimetri, e talvolta anch’esso bianco e secco e talvolta marrone e molto scivoloso. L’acqua nelle vaschette è comunque qui totalmente assente. Quà e la il fondo delle vaschette è ricoperto di piccole concrezioni a cavolfiore".
Poco più oltre, in una grande sala, le concrezioni tornano ad essere “vive” e mozzafiato per dimensioni e bellezza. E’ qui che oltre a foto, tentiamo un'altra serie di riprese col drone, ma con il dubbio sulla riuscita. La luce disponibile si perde in un ambiente così grande e la scarsa sensibilità della videocamera volante potrebbe non farcela.
Qualche problema per recepire correttamente le indicazioni del regista qui ci sono: anche urlando, le dimensioni  ragguardevoli della sala fanno si che le voci arrivino “distorte”. Forse oggi il nostro regista perderà un poco la voce  -penso  -dopo l’ennesima contraria interpretazione delle sue indicazioni su dove andare e come posizionare le luci da parte di più di uno di noi …..

Ma malgrado i continui “ciack si gira”  -avanti e indietro – la grotta non perde il suo fascino.
Sulle pareti i segni dei diversi livelli che l’acqua ha raggiunto nel tempo. Ora completamente asciutta, ci fu forse un tempo in cui qui tutto era sott’acqua.  Paradiso per ipotetici speleo-troglo-sub.
Mentre la prima coppia risale sulla corda per la uscita, il ragazzo super-tecnologico Tommaso ci spiega con dovizia di particolari e senza alcun tentennamento il funzionamento di questo stupefacente drone volante proveniente dal Giappone. Di come le eliche girino in senso contrario l’una rispetto all’altra  per imprimere una forza equilibrata nella salita; di come la velocità delle eliche si “auto regoli” in base anche al tipo di  inclinazione, del peso massimo sopportabile dalla struttura del drone. E come prima, mentre il drone si alzava magicamente, anche ora alle parole di Tommaso mi accorgo di come io , e qualcun altro vicino a me,  lo ascoltiamo con la bocca semi-aperta…
Appena montati i filmati, provvederemo a pubblicarli.

Poi a turno e in coppia, come eravamo discesi, ce ne saliamo, gustandoci ogni metro di fatica nella risalita da  questa splendida grotta “a cielo aperto”. Le immagini stampate nella mente e negli obiettivi dei fotografi.
Al di sopra c’è ancora il sole, sono circa le quattro del pomeriggio.
Servizio fotografico anche ad un  inaspettato accoppiamento che troviamo in atto  tra l’erba, vicino a dove posiamo i sacchi,  tra una verde mantide religiosa e il suo piccolo rinsecchito partner beige chiaro.

E la specie continua ...
S-Team di oggi. Dietro da sx: Simona, Damiano, Alberto, Massimiliano, Donato Seduti da sx: Sandro, Tommaso, Sara, Francesco, Lara

Poi cena in zona con grigliata nell'agriturismo Lupinc che sta su una altura da cui si può godere dello splendido panorama del tramonto sul mare….ma cosa si può volere più di cosi?
Lara