lunedì 31 gennaio 2011

Spurga delle cadene

Giornata delle sorprese ieri. Il nostro organizzatore, il veronese Nicola Ruggeri, non ci aveva raccontato bene come doveva svolgersi la nostra uscita.
Al parcheggio di VR nord ci si presenta nientepopòdimenoche Antonino Bileddo, direttore della Scuola Nazionale Tecnici del Soccorso Speleologico del CNSAS, che ci dice che lui e Nicola tenteranno di passare il sifone finale per cercare di ripercorrere, per la prima volta dopo 40 anni, le orme dei primi esploratori.
La seconda sorpresa: 30 minuti di avvicinamento! Noi pensavamo di parcheggiare e cambiarsi direttamente alle macchine e per questo alcuni di noi avevano scarpe e pantaloni "da piazza" ed altri erano senza zaino.
La terza sorpresa, legata alle precedenti, era che dovevamo fare da sherpa e portare bombole e materiale vario in appoggio alla squadra subacquea.
Con tutte 'ste sorprese, abbiamo deciso di rinunciare a portarci anche le mute e limitare le nostra attenzioni fotografiche alle sole parti non allagate. Adesso che sappiamo, la prossima volta, quando sarà più caldo!, ci organizzeremo e faremo anche quelle, magari documentando il secondo tentativo esplorativo degli speleosub.
Il sentiero di avvicinamento era abbastanza kankaro, franoso, esposto, a tratti ripido.
Mentre ci prepariamo, da sopra l'ingresso parte una scarica di sassi che ci fa cagare sotto! Per fortuna si sapeva di questo pericolo e ci eravamo messi in zona sicura.
Entriamo e dentro troviamo un bel calduccio (rispetto a fuori). Il pavimento scuro è quello che resta del grave inquinamento da liquami suini che la grotta ha subìto nelgi anni '80. Un po' di odore, ma l'acqua ora è pulita e la grotta nuovamente visitabile con tranquillità e questa è stata l'ennesima sorpresa, dato che, da come ce l'avevano descritta, sembrava di dover entrare in una fogna.
Qualche porko per far passare le 4 bombole nei tratti con strettoie ed un po' alla volta tutti arriviamo oltre Sala delle Meraviglie per vedere i due speleosub avviarsi nelle zone di frontiera accompagnati dai due top-sherpa Roberto e Francesca e dall'intrepida Sara (2^ volta in grotta per lei), unica muto-dotata di noi, che si è pure cimentata nel passaggio del quasi-sifone con faccia alta attaccata al soffitto a pelo d'acqua e tutto il resto del corpo immerso. Intrepida!
Iniziamo pure noi il lavoro fotografico documentando i tubi presenti ovunque, quello che rimane dei tentatvi di svuotamenteo dei sifoni. Passiamo poi alla splendida Sala Bianca, talmente ricca di concrezioni che ci pareva di essere nel Carso.
Poi il freddo ha preso il sopravvento su alcuni di noi, bagnati fradici, e sono usciti. Io e la Simo siamo rientrati per dare una mano a portare fuori un paio di bombole degli speleosub, tornati nel frattempo "con la coda fra le gambe", ma soddisfatti, perchè non si sono fidati a passare una risalita di 7m senza avere una corda per la discesa. Meglio che non abbiano rischiato, torneremo tutti un'altra volta.
Riportare una bombola alle macchine mi è costato un mal di schiena galattico e fatica. A confronto, l'essere andati a -220 con 2h di cisape di avvicinamento, domenica scorsa al Gulliver sul Grappa, è stata una passaggiata!
Cena in val d'Adige e poi tutti a casa.
Il PhotoTeam di questa giornata: San, Simo, Massi, Piergiorgio con aiuto esterno da parte degli amici del USV e della Sara.



Tutte le foto fatte cliccando qui.

martedì 25 gennaio 2011

Abisso Gulliver

Questa grotta del Monte Grappa ha il suo ingresso nei pressi di Malga Colonin, ad una quota di circa 1300m.
Siamo stati costretti dall'ultima nevicata a lasciare la macchina sulla statale per cima Grappa e farci a piedi circa 2km di strada con le ciaspe in circa 50 minuti di avvicinamento.
Una volta entrati, il primo tratto è abbastanza stretto e s'incunea in mezzo a blocchi di roccia semifranosa con alcuni tratti da strisciare fino all'attacco del primo saltino, il Pozzo Compleanno (P4).
Segue uno scivolo che scarica parecchio sul sottostante Pozzo Foulard (P15) per cui è meglio dare il "libera" dopo che ci si è infilati nel passaggio che immette sul Pozzo Bassano (P8). Come i pozzi successivi (P25, P6, P10) abbiamo l'immissione stretta e disagevole per poi trovare ambienti più larghi alla base del pozzo. Dopo la caratteristica e terrificante lama a penzoloni che dà il nome al rispettivo pozzo, si passa un meandro allargato artificialmente che immette nell'ampio Pozzo Fuga da Lilliput (P8), preambolo all'immenso Pozzo Gran Ciambellano (P67).
Questo bel "bestione" si presenta con un primo tiro da fare in contrapposizione a gambe aperte, con il vuoto assoluto sotto il culo, arretrando di passo in passo fino ad arrivare al frazionamento successivo. Da qui ci si cala un po' fino a passare un deviatore e poi giù per una quarantina di metri, quasi tutti nel vuoto, fino al frazionamento successivo (attenzione a non smuovere sassi sulla cengia!). Da qui tiro unico nel vuoto fino al fondo sotto un leggero stillicidio.
Altri due pozzetti, Staffa (P3+P10) e del Teschio (P3+P5) e si arriva alla tenda del Bivacco Bassano dove noi abbiamo posto termine al nostro giro. Tempo per arrivare fino a qui: 2 ore.
Alberto, Simona, Sandro, Donato
Pausa pappa, foto di rito, pipì e poi sulla via del ritorno dove abbiamo fotografato il Gran Ciambellano.
2 ore per arrivare tutti e 4 sopra di esso ed un'altra ora e mezza per uscire tutti e godere di uno splendido sole al tramonto.
Tempo totale: 6 ore per quattro persone.
Questa grotta non ha grandi bellezze che meritano di essere fotografate. Oltre al Gran Ciambellano (e sicuramente il Re Gigante, che non abbiamo fatto) forse solo il Mamachelama e Fuga da Lilliput  meritavano qualcosa, ma ormai ero rimasto da solo e le luci erano avanti già sulla via del ritorno.
Questa uscita doveva essere di allenamento per fare i -550 dello Spaurasso tra 3 settimane. Alberto ha fatto parecchia fatica e probabilmente non se la sentirà di fare uscite più impegnative. Meglio avere la consapevolezza dei propri limiti che osare troppo e trovarsi in difficoltà. Ma speriamo tanto che cambi idea e sia anche lui dei nostri. ;-)
Cena FAVOLOSA alla Trattoria Cibara e poi casa.
Sandro Sedran