lunedì 8 agosto 2011

Grotte del Ponte di Veja

Brutto tempo, nuvole basse, ma la fortuna vuole che noi dobbiamo andare in una grotta asciutta, a bassa quota e con avvicinamento quasi uguale a zero!
Per strada non possiamo evitare di fermarci alla mitica pasticceria di Grezzana: anche oggi c'è il "salutatore" ufficiale del locale, un extracomunitario che staziona sempre all'esterno e saluta tutti quelli che entrano ed escono, sperando nella mancia da parte di qualcuno.
Alla base dell'imponente Ponte di Veja si vede la grata di protezione alla Grotta dell'Orso
Dopo esserci sfondrati dei mini-bignè gratuiti, partiamo per il Ponte di Veja. Alle 9 ci troviamo con Gianfranco Caoduro, bio-speleologo del GASV, che ci aprirà i cancelli delle grotte e ci farà da guida.
Mai come questa volta abbiamo apprezzato così tanto l'accompagnamento di qualcuno; ci ha trasmesso tutta la sua esperienza di biologo facendoci notare e raccontandoci vita morte e miracoli di ogni insettino che trovavamo e che noi non saremmo neanche stati in grado di vedere.
Superato il cancello della Grotta dell'Orso, si passa a fianco al cratere degli scavi fatti negli anni '70 e che hanno restituito ossa dell'orso speleo e numerosi manufatti umani di epoca preistorica.
Dopo un basso passaggio si nota il brusco cambio della temperatura interna. Da qui in poi bisogna stare in silenzio per evitare di disturbare la colonia di pippistrelli. Dopo una curva secca si nota conoide di guano, ma sopra nessun pippo. Gian è stupito, di solito sono sempre qui. Numerosi esemplari morti sono sul pavimento: strano. Ma i pippi ci sono perchè si sente un grande crepitìo e batter d'ali più avanti; ed infatti ecco la colonia dentro una nicchiona a 4m d'altezza, in corrsipondeza della colonna. Che spettacolo!!! Per noi è una grande novità: mai visti così tanti tutti assieme. E' una colonia di riproduzione; osservandoli bene, si notano i piccoli (che ormai sono già grandicelli) tutti "vicini vicini" ed i grandi che gli arrivano sopra per dargli da mangiare. Meraviglia!
Sono troppo lontani per fare foto decenti (con l'attrezzatura che abbiamo), ma le riprese video vengono benissimo.
Ci spostiamo prima fino al fondo del ramo alto, dove si trovano i segni di recenti scavi abusivi, e poi nel ramo basso concrezionato, sempre attorniati dai voli acrobatici dei pippi.
Oltre che sui depositi di guano, anche nelle piccole pozze d'acqua è un brulicare di vita.
Finita la visita ci diamo dentro con il sevizio fotografico dove ho voluto dare risalto alle vaste gallerie con pareti a scallops, impressionante lavoro della tantissima acqua che passava qui dentro nei tempi passati.
Usciti dalla grotta, siamo noi a diventare l'attrazione principale dei turisti in visita al ponte di Veja: tutti ci guardano incuriositi, ma nessuno ha il coraggio di chiederci niente.
Entriamo nella Grotta dell'Acqua: il quasi-sifone iniziale è basso di livello e si entra abbastanza agevolmente. La galleria è di ridotte dimensioni e non presenta morfologie degne di documentazione fotografica. Quello che è interessante, invece, sono le specie d'insetti che vivono qui dentro; alcune rarissime erano state osservate nel 2003 (portando alla chisura della grotta, per la loro tutela); altre, altrettanto rare, abbiamo avuto la fortuna di osservarle direttamente. Il "Serradium semiaquaticum" è una specie di millepiedi anfibio che riesce a stare anche un mese sott'acqua dove trova il suo nutrimento.
Durante l'osservazione di una pozza, Gianfranco trova un esemplare di "Monolistra Berica", eccezionale ritrovamento perchè erano 50 anni che non se ne documentava più la presenza da queste parti!
Rinunciamo volentieri al passaggio del sifone (da farsi distesi nell'acqua e con solo la testa fuori!) e rientriamo al parcheggio dove concludiamo la giornata con un bel pranzo nel ristorante locale.
Ecco anche il video:

Splendida giornata che ci ha permesso di vivere intense emozioni nonostante lo sviluppo modesto delle grotte. Non ha prezzo sentire lo stridìo di migliaia di pippistrelli e camminare nelle gallerie attorniato da sbattere d'ali in ogni direzione. E l'osservazione degli insetti riesce a darti altrettanta emozione solo se si ha la fortuna di essere accompagnati da gente esperta che ti fa apprezzare cose che da soli non saresti neanche in grado di vedere. Grazie Gianfranco!
Il pericolosissimi componenti dell' S-TEAM di oggi: Simona, Lara, Gianfranco, Sandro
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lunedì 1 agosto 2011

Grotta sotto Contrada Volpi

Il tempo che è passato nelle ultime due settimane è stato costantemente variabile con rovesci piovosi, più o meno intensi, ogni giorno. Per la visita della Grotta sotto Contrada Volpi è caldamente consigliato andarci dopo lunghi periodi di siccità per bagnarsi il meno possibile. Noi non potevamo aspettare ed abbiamo deciso di andarci lo stesso!
Appena aperta la botola, abbiamo subito sentito il rumore di una cascata: "ah benòn! se gavèmo acqua quà, figurate più 'vanti!". Si vede che era parecchio che nessuno visitava la grotta: la botola era parzialmente sommesa dalla vegetazione.
Mandiamo avanti Gianluca, che deve fare pratica d'armo in vista del Corso di Perfezionamento Tecnico. Subito canna il primo fraz mettendo un deviatore instabile su uno sperone. San segue e corregge. ;-)
Dopo il sali-scendi fangoso, troviamo il saltino da 4m già armato, ma mettiamo lo stesso la nostra corda (corda unica da 59m da fuori fino a qui).
Meandrino e P15; armiamo verso il basso in direzione di invitanti fix che si riveleranno altamente instabili. Ma li riteniamo accettabili e scendiamo lo stesso. La parte bassa del pozzo è sotto cascata e spigendosi fuori si riesce a non bagnarsi. Non ci riesce la Sara che, con il discensore nuovo di palla che scorre poco, si fa una abbondante doccia. Foto e via verso il temuto basso cunicolo.
 
Secondo pozzo (P15) e la bella cascatella che ci siamo cuccati
Si avanza con ginocchia e mani nell'acqua e qualche volta anche la pancia. Una lama a metà sezione obbliga a strisciarci sopra al limite della praticabilità; ma nessuno aveva mai scritto nulla a riguardo! Poi le dimensioni aumentano ed il meandro diventa più comodo.
 Uno dei tratti più alti del meandro!
Prima saletta
Salette con i capelli d'angelo e poi un altro bel tratto da strisicare ed infilarsi tra le concrezioni con passaggi veramente esigui (anche questo non ce l'aspettavamo) con all'inizio una bella pozza da buttarsi dentro di pancia che aveva fermato Gianluca, timoroso dal dover osare tanto.
La terza saletta è quella più concrezionata di tutte e, oltre un bel blocco di grandi concrezioni si trova il pozzo finale. Intanto che Gianluca arma, noi facciamo qualche foto in sala. Sara e Massi iniziano a lamentare il freddo; siamo parecchio bagnati ed a stare fermi se ne pagano le conseguenze.
Terza saletta
L'ultima discesa avviene in un ambiente straordinariamente bello! Colate gigantesche declinano verso il fondo dove l’acqua, che con noi scendeva in un abbondante cascata, sparisce in fessure impraticabili, mentre drappeggi e vele di dimensioni esagerate pendono da ogni dove.
Il fondo del pozzo terminale
Una corda fissa consente di risalire una di queste colate fino all’ampia sala sommitale con il fondo completamente costituito da colata calcitica. Su di un lato, è un tripudio di stalattiti bianche e ocra con alcune eccentriche veramente curiose. Tanta abbondanza di concrezioni si era vista solo nel Carso. 
Anche Gianluca inizia ad avere parecchio freddo e la voglia di fare foto cala così tanto da indurci a smettere. Mai come questa volta le tute AV a bassa traspirazione, indossate da Sandro e Simona, hanno fatto la differenza: loro stavano benissimo pur essendo fradici. Pazienza, torneremo un'altra volta con meno acqua e renderemo il giusto merito a questo anbiente eccezionale.
Parte alta della sala terminale
Iniziamo la via del ritorno, con la Sara che baruffa con croll e maniglia nuovi di palla ad ogni frazionamento. I dentini lunghi ed appuntiti dei nuovi attrezzi fanno fatica a staccarsi dalla corda durante le manovre; il problema è amplificato poi dalla poca esperienza di corda della Sara, ma quella che basta per togliersi dall'impiccio da sola, anche se con i suoi tempi.
Durante il disarmo del P15, a Gianluca rimane in mano il fix dove ci eravamo ancorati e su cui nutrivamo qualche dubbio! Si è completamente sfilato! Poi ha scoperto che l'armo buono era traversando alti sulla testata del pozzo.
Alle 18 siamo fuori tutti: 8 ore, ma facendo tutto con estremissima calma.
Scopriamo che verso l'una ha piovuto. Avevamo il terrore che questo potesse accadere, ma ha piovuto poco e ci è andata bene. Birrozzo di rito e poi via a casa.
L'S-Team di oggi: Sandro, Gianluca, Sara, Massimiliano, Simona

Covoli di Velo

24 Luglio 2011
Tempo instabile e minaccia di pioggia ci hanno consigliato di evitare la Grotta sotto Contrada Volpi per ripiegare sui più asciutti Covoli di Velo, molto "easy", ma con una fama e frequentazione tale da meritare di essere inclusi anch'essi nella mostra sulle principali grotte della Lessinia che la FSV allestirà al raduno di Negrar (www. speleolessinia.it).
Covolo della Croce, sala iniziale
Una volta varcata la soglia d’ingresso del Covolo della Croce, chiamato anche Tana delle Sponde, ci si trova in un’ampia sala con al centro una conoide di crollo parzialmente cementata dallo stillicidio proveniente dal soffitto. Sul pavimento sono ben visibili ampie zone di guano posizionate sotto i punti preferiti dai pipistrelli che vivono all’interno e che vengono qui a svernare. Dalla parte opposta della conoide, nel punto più basso, si nota un arrivo d’acqua: è la via attiva che, volendo, potrà essere percorsa al ritorno. Un po’ più in alto, sulla sinistra, si trova la galleria che porta nelle zone interne della grotta. Inizialmente è abbastanza stretta e costringe in alcuni punti a strisciare; poi si allarga e si passa un bel tratto abbondantemente concrezionato.
Si passa a fianco di un pozzo di 2-3 metri sul cui fondo scorre un ruscello: seguendolo si ritorna al salone iniziale passando per una galleria non tanto comoda, ma carina.
Proseguendo, dopo una curva a sinistra si giunge alla Sala del Bivio dove e sinistra si stacca il poco evidente ramo che conduce alla Sala Sabbie. E’ uno stretto ramo dalle pareti bianche lavorate dall’acqua che in passato qui scorreva copiosa. Lo si riconosce perché sul soffitto si vede il nero lasciato dalle lampade a carburo. Alcuni passaggi “ginnici” consentono di arrivare ad una sala con il fondo completamente pieno di sabbia. Un rametto a destra chiude dopo poche decine di metri, mentre strisciando sulla sinistra si entra nella Sala Scritte dove ha termine il ramo.
Ritornati sui propri passi, dalla Sala del Bivio si continua fino alla Sala Terminale passando per un paio di tratti dove bisogna strisciare. Grotta un po’ fangosa, ma nel complesso piacevole e varia.
Covolo della Croce,uno dei numerosi tratti da strisciare
Il primo dei Covoli di Velo che s’incontra, sopra la pineta, è quello con maggiore sviluppo. A sinistra si trova l’ingresso chiuso da una grata del covolo dove sono stati effettuati i ritrovamenti delle ossa di orso delle caverne. Più a destra ci sono i tre ingressi del covolo superiore che convergono tutti in un’ampia galleria dalle belle pareti bianche ed il pavimento costituito da argilla compatta.
Le ampie gallerie iniziali dei Covoli di Velo
Essa va restringendosi in un bel tubo quasi circolare per poi diramarsi in condotte più piccole parallele che poi convergono in piccole salette. Per arrivare alla sala terminale bisogna tenere la sinistra e strisciare per alcuni metri; giunti in sala, blocchi di frana ricoperti da guano di pipistrelli salgono fino a chiudere.
Tornati al sentiero si prosegue per risalire alla visita del piccolo covolo successivo. Oltre, di fronte ad una panca in pietra, sbuca l’ultimo cunicolo percorso da un rivolo d’acqua che dopo una ventina di metri chiude in fessure impraticabili.
Continuando per il sentiero che scende ripidamente nel bosco è possibile arrivare all’ingresso del tunnel Taioli
S-Team quasi al completo oggi, mancavano solo i "ciosoti": 
Gianluca Simona, Massimiliano, Sara, Lara, Alberto, Donato, Sandro