mercoledì 25 aprile 2012

Ancora in Gualtiero Savi!

25 Aprile giornata di festa e perché non festeggiare andando in grotta?

Le abbondanti piogge dei giorni precedenti ci hanno fatto saltare la visita della risogiva Star Cedat e quindi dirottiamo sul Carso dove il problema acqua non si fa mai sentire. Ritrovo in  Val Rosandra più precisamente a Draga Sant’Elia per ritornare a visitare la favolosa grotta Gualtiero Savi con lo scopo di documentare gli ambienti, a complemento dell'uscita di foto macro di pochi giorni fa (in fase di pubblicazione...).

Il parcheggio è pieno di macchine quindi ci si cambia in strada e nel mentre già c’è il pensiero agli assenti dell’S-Team che non potranno entrare con noi in grotta! Già perché a mio parere questa è una delle più belle grotte del Carso Triestino ed è un vero peccato perdere questa occasione!!!!

Dici Savi e già entri in una meravigliosa favola in un ambiente incantato tra stallatiti e stalagmiti, forme strane di colate di calcare dove dai vita ad animali e strani personaggi e se ci si mette un po’ della propria fantasia ci trovi posto anche a fate, gnomi, streghe e foreste incantate. Si, si entra in ambienti carsici incantati dove la luce del casco e i tuoi occhi ad un certo punto non sapranno più dove guardare dalla continua maestosità.
Ramo del Tuono
Imbocco della Galleria Bianca e laghetto nel Rametto del Bosco
Ma torniamo alla nostra favola!

Vestiti di tutto punto seguiamo la strada pedonale ricavata dalla ex ferrovia Trieste-Erpelle, detta anche ferrovia della Val Rosandra che era una linea ferroviaria che collegava Trieste alla stazione di Erpelle e Cosina. Dopo qualche centinaia di metri prendiamo un sentiero a destra che ci inoltra verso il monte Stena e verso la seconda entrata della Grotta esattamente nella sala dell’Amatriciana: già qui la grotta si presenta bene ma è solo l’inizio e il percorso è ancora lungo e quindi ci dirigiamo verso la grande colata alla nostra sinistra dove tra le colonne di calcare è stato trovato un piccolo passaggio “segreto” ed è li che la favola prosegue tra strettoie e cunicoli stretti e di media altezza, scalette e cavi tra discese e salite….eccoci arrivati al ramo del Calvario!

Da qui si sbuca in una sala enorme dedicata al primo presidente delle commissioni grotte Emanuele Morpurgo. Dopo vari ambienti stretti ci si meraviglia di tanta grandezza e tra stupore e gioia improvvisamente uno strano personaggio s’impossessa di Gianluca e silenzioso, silenzioso, si fa subito sentire…. entra in scena lo gnomo “Puffoente”!!!!!!

Ancora storditi dai gas tossici lasciamo andare per primo lo gnomoGian a destra verso la Galleria delle Eccentriche, qui la grotta fiorisce, i suoi cristalli di calcite trasparenti esplodono come rapiti dal vento…appunto.
Galleria delle Eccentriche ed inizio del Ramo del Tuono

Si prosegue e si entra nel Ramo del Tuono (e non è quello di Gian) ancora accolti da selve di stalattiti, imponenti colonne e splendide colate. I nostri occhi attenti scovano qua e là favolosi cristalli e margherite calcaree che sembrano galleggiare sull’acqua. 

Le "fioriture" del Ramo del Tuono
Ci si avvicina all’ora “x” per la consegna delle chiavi dello scrigno che custodisce questa meraviglia di grotta e allora via che si scappa verso l’uscita tra altre foto e non prima che l’incantesimo svanisca o altri strani personaggi s’impossessino di altri elementi dell’S-Team.
Usciti si ritorna al mondo reale, per fortuna siamo accolti da un bellissimo pomeriggio di sole, la strada dell’ex ferrovia è piene di decine di ragazzi chi con grandi zaini e chi vestiti con indumenti mimetici forse di ritorno da un campo di “soft war” (che strano modo per festeggiare la festa della liberazione!). Meglio non pensarci corriamo verso un'altra meraviglia di questi luoghi: “Flora” uno stupendo locale sloveno vicino al confine con delle delizie culinarie e una squisita birra!
Massimiliano
S-Team di oggi, da sinistra:
Sandro, Gianluca, Massimiliano, Donato, Pier Giorgio, Simona

Tutte le foto della giornata le trovi cliccando qui.

domenica 22 aprile 2012

Gualtiero Savi, la grotta delle meraviglie

Domenica, con  piacevolissima sorpresa, siamo potuti tornare alla grotta Gualtiero Savi per fare  foto macro e riprese video nel Ramo del Tuono. Un grandissimo regalo per noi.
La grotta Gualtiero Savi, a Trieste presso Draga San’Elia, è per noi la "grotta delle meraviglie".
E’ dedicata alla memoria di Gualtiero Savi, figlio di uno dei suoi esploratori.
Si trova sulla pendice sud-ovest del Monte Stena,  nella riserva naturale della Val Rosandra.
Già il luogo, in superficie,  è incantato di suo.  Se poi ripenso alle concrezioni custodite al suo interno, debbo darmi un pizzicotto per essere sicura di non aver sognato.  
 
 Sulla via per l’avvicinamento si gode di un bellissimo panorama sulle pendici dei picchi intorno. Siamo grossomodo al confine sloveno. Urbanizzazione pressoché assente nei paraggi. Per i nostri occhi ed occhiali abituati a rimirare luoghi ad  urbanizzazione altissima, già questo è un bel vedere.
Ad andamento sub-orizzontale il tratto che abbiamo visitato; in alcuni punti scalette, corde e pioli permettono la progressione anche senza attrezzi.  Grazie a chi le ha installate.
Sin dai primi metri  dopo l’ingresso ci si rende conto di essere in un luogo speciale.  Ogni centimetro, dappertutto,  sotto, sopra, destra, sinistra, una quantità e una varietà di concrezioni che l’occhio, dopo un po’ è quasi “ubriaco”. E’ troppo! Ti viene da esclamare. E' come quando in profumeria annusi troppe boccette e dopo un poco non capisci più gli odori.
Damiano che è specializzato in foto macro (scherzando gli canto la canzone “macro-macro man!” sulle note della più nota “Macho-Macho  Man dei Village People)  c’ha l’occhio clinico e in più di una occasione è lui ad insistere a “spiare” dentro ad angusti pertugi.. che nascondono i tesori.
Ma anche le colatone di grandi dimensioni sono le bellezze incredibili della grotta. E le carote nere?  E le carote arancioni?  E le eccentriche? E le superfici cristallizzate nelle piccole pozze d’acqua? E le superfici bitorzolute che sembrano “a cavolfiore” ?  Queste sale da sogno meritano anche qualche video ripresa, ed ecco l’intervento sapiente  di Simona.  Io, che come occupazione principale ho quella di stupirmi ad ogni passo, tento però anche di fare un po’ di foto di back-stage; Sandro stavolta veste gli insoliti panni di light-man (oltre a quelli consueti di guida).
Immaginate  sale piene di concrezioni dappertutto:  qui ce n’è ancora di più.
Al ritorno visitiamo la piccola diramazione della Galleria Bianca, alta circa un metro o poco più che va stringendo sul fondo, dove oltre a esserci  stalattiti, stalagmiti, fette di pancetta, cristallizzazioni ed eccentriche varie,  il pavimento è praticamente una colata quasi orizzontale che ha “allagato” la galleria, di modo che le punte di alcune stalattiti risultano come “intinte” nel pavimento.

E tempo di avviarsi verso la superficie. La permanenza di qualche ora all’interno, dove gli odori sono “quasi” azzerati, ci fa riconoscere subito l’approssimarsi dell’uscita, oltre che per la corrente d’aria anche per un dolce profumo che prima, all’esterno durante l’avvicinamento, non sembrava così forte: è il profumo degli iris, che in questo periodo sbocciano rigogliosi e spontanei.
S-Team di oggi: Sandro, Damiano, Lara e Simona

Doverosi i grandi ringraziamenti agli amici del "Boegan" di Trieste che ci hanno permesso di visitare la grotta.

lunedì 16 aprile 2012

Pasqua in Slovenia

Weekend super lungo in Slovenia per completare visite a luoghi già conosciuti e per fare ricognizione in posti nuovi da conoscere.
Sabato iniziano Sandro, Simona, Alberto e Chiara con la visita delle sorgenti del fiume Ljubljanska (graziati dalla pioggia) che con incredibile portata scaturiscono dalla base di pareti rocciose. Queste acque hanno una lunghissima storia di percorsi aerei, di grotta, e sconosciuti prima di tornare alla luce in modo definitivo in questi luoghi. Per la cronaca stiamo parlando delle acque del Pivca che passano per le grotte di Postumia ed escono dalla grotta di Planina assieme a quelle del Rak che hanno passato i Polje Losko e Cerknisko e la stupenda Rakov Skocjan.
Le sorgenti del Ljubljanska
Pranzo super-mega-anchetroppo-abbondante a Unec e poi a smaltire la sbobba a Cerknika con la visita agli inghiottitoi Karlovica che smaltiscono l'acqua del Lago Circonio quando è in piena. Noi lo abbiamo trovato estremamente secco, in seguito all'eccezionale siccità inverale che anche qui ha lasciato il segno.
Dato che Alberto è convalescente da un operazione al naso, con molto rammarico osserviamo le grotte da fuori e diamo un'occhiatina solo alle parti iniziali.
I due ingressi degli inghittitoi Kalovica
Andiamo poi a vedere gli inghiottitoi del Kotel, molto suggestivi, ma forse troppo secchi. Con un po' d'acqua che entrava sarebbero stati favolosi. Nel fango troviamo una traccia di impronte d'orso di piccola taglia: emozionante!
 Inghittotitoi Kotel e Impronta d'orso
Ci spostiamo nella vicina Dane che si trova al margine di un altro piccolo polje, Losko, che anche lui raccoglie le acque per poi convogliarle nel sottosuolo attraverso un inghiottitoio: la Golobina Jama, una grotta con un buon sviluppo che termina in un grande lago-sifone. Le sue acque riemergono nel Cerknisko Jezero dalla sorgente Obhrn. Questa cavità la visiteremo sicuramente in futuro, con canotto al seguito. Poi abbiamo saputo pure che ci fanno degli accompagnamenti a pagamento dei turisti.
Ingresso della Golobina
Prendiamo possesso del nostro alloggio a Nova Vas, dove ci uniamo con Massimiliano e la Sara. Alle 20:30 inizia il calvario per cercare dove andare a mangiare. Le due trattorie del paese sono chiuse e quindi decidiamo di andare a Cerknika, il paese più grande nella zona, ma in strada non vediamo neanche una gostlina; solo bar. Arriviamo pure fino a Unec, ma il ristorante dove abbiamo pranzato a mezzogiorno è già chiuso. Alla fine, dopo aver chiesto in un paio di bar, alle 22:30 troviamo un locale aperto e finalmente riempiamo la pancia.
Incontri inaspettati: cicogna, upupa, cicogna

Domenica di Pasqua ci svegliamo che sta nevicando alla grande! Oggi tocca il giro in canotto alle Zelske Jame nella Rakov Skocjan. Al termine ci fermiamo a mangiare nell'hotel della valle in modo da stare tranquilli alla sera ed evitare i problemi di ieri. Ironia della sorte, alla sera, dopo una bella doccia calda, volevamo berci una birra al bar, ma erano tutti chiusi! Ma come! Ieri sera solo bar aperti ed oggi neanche uno; bah...
Lunedì ci spostiamo verso Nova Gorica per andare a visitare la grotta ghiacciata della Velika Ledena che si trova nella Selva di Ternova. Anche questa volta nessuna gostlina trovata e quindi, rassegnati, Massimiliano e la Sara ritornano a casa mentre gli altri si dirigono a Skocjan in cerca di un paio di camere. Il gestore del posto ci indica una trattoria dove andare e gli telefona pure: per stasera abbiamo la certezza che se magna!
Martedì, mentre tutti sono a lavoro, noi andiamo invece a visitare il nuovo tratto delle grotte di San Canziano. Si tratta di una riapertura ed adeguamento del percorso già esistente che era stato spazzato e reso insicuro dalla piena del 1965. Esso segue la prima parte del percorso ipogeo del Reka prima che questo entri nella caverna terminale dove c'è il vecchio percorso turistico classico.
 Grotte di San Canziano
Al termine ci spostiamo verso l'Italia fino al bellissimo paesino di Osp, famoso per le stupende pareti che attirano arrampicatori da ogni parte d'Europa, ma che nessuno sa che il crollo della montagna è dovuto ad un torrente sotterraneo. La grotta che ci sta sotto è lunga circa 1 km e presenta numerosi laghetti, ma purtroppo l'ingresso è chiuso da un cancello. Tutto l'atrio era stato fortificato a protezione dell'invasione dei turchi e si vedono ancora i resti dell'imponente muraglia. Quando il torrente ipogeo va in piena, all'ingresso si forma un grande lago.
La grotta di Osp e fine vacanza a Izola
E' ora di mangiare e, invogliati dalle insegne di una trattoria di pesce le seguiamo fino a .... scoprire che è chiusa! Bastaaaa! Ci siamo messi un voglia di pesce esagerata: a tutti i costi dobbiamo mangiarlo! E finisce che andiamo a Izola dove troviamo un bel ristorante di fronte alla marina che alle 16:30 ci prepara uno splendido pasto di pesce (solo in Slovenia è possibile mangiare a qualsiasi ora, wow). Chiusura in bellezza di un ottimo weekend sloveno.
Tutte le foto del week end le trovi qui, tutte quelle delle Grotte di San Canziano qui, mentre quelle dei giri a Zelske e Ledena le trovi all'interno dei rispettivi post.
Sandro


lunedì 9 aprile 2012

Velika Ledena Jama (Grotta della Grande Ghiacciaia)

Le nostre vacanze pasquali in Slovenia includevano pure la visita a questa cavità situata nella Selva di Ternova, sopra Ajdovscina e vicino al paese di Predmeja.
Essa è famosa per la presenza di un ghiacciaio al fondo di una profonda dolina di circa 90m. Tale ghiaccio veniva prelevato nei secoli scorsi per essere venduto specialmente a Trieste.
Dopo un'abbondante vestizione, scendiamo la dolina lungo un sentiero che nella parte finale diventa ripido e ghiacciato (nella notte ha pure nevicato).
Montiamo i ramponi e ci avviamo alla terrazza, assicurandoci alla fune d'acciaio presente in loco, dove il sentiero sembra finire. Sandro vede uno spit lungo una cengia, al di là della ringhiera di protezione, ed inizia l'armo, ma giunto nei pressi, si accorge che lo spit è inutilizzabile e la cengia sicuramente non è la via per scendere al fondo.
Dietrofront e ricerca di attacchi dove iniziare la discesa. Alla fine si trova un fix vicino ad un paletto di protezione del sentiero, alto, proprio all'inizio del lungo scivolo che arriva al fondo. "Ok, partiamo da qua, ora metto la placca .....  OPS!!! Sono senza chiave d'armo!!!". Non se n'è accorto neanche quando se ne stava appeso alla corda per tentare la discesa dalla cengia!
Mentre Alberto torna alle macchine per recuperarla, armiamo lo stesso attaccandoci su due pali di protezione del sentiero, arrivando fino a dove ricomincia il cavo d'acciaio che porta al fondo. Probabilmente, in estate, i tratti che noi abbiamo trovato ghiacciati si possono fare tramite una traccia di sentiero che a noi era nascosta dalla neve.
Dal fondo facciamo qualche foto a chi scende; foto che non rende minimamente la ripidità della discesa ghiacciata Mentre Simona scende per ultima con la chiave d'armo, Sandro si avvia sul basso passaggio sopra il lago ghiacciato, ma il ghiaccio si rompe sotto i suoi piedi! Praticamente c'è solo uno sottile strato di ghiaccio e sotto uno strato abbondante di acqua sciolta e sul fondo di nuovo ghiaccio duro. Impossibile passare senza bagnarsi completamente i piedi, che poi si ghiaccerebbero in breve tempo; rinunciamo a passare. Anche qui si fa sentire il riscaldamento globale. Dall'altra parte si trovava la prosecuzione per le pati fonde della grotta ed un'altra sala con ghiaccio sul fondo. Amen.
Approntiamo la discesa sul lato sinistro, a fianco del ghiacciaio e qui ci prendiamo un'infinità di rischi pur di proseguire. Una placchetta, irraggiungibile, si trova almeno 2m sopra lo strato di ghiaccio: ma quanto se n'è sciolto? Si vede uno spit più in basso, ma per arrivarci si parte con attacco singolo con corda che sfrega sulla roccia dopo un metro. E' Sandro che arma; con il vuoto sotto il culo, al margine del ghiacciaio, fraziona e si tranquillizza un po': almeno adesso ha due attacchi. Man mano che scende bisogna rompere tutte le stalattiti di ghiaccio che potrebbero accidentalmente staccarsi e piombare come spade su chi sta sotto.
Un paio di metri sotto il frazionamento si trova un incrocio di vecchi tronchi, forse residuo di quando i cavatori venivamo qui a prelevare il ghiaccio. La corda ci passa a piombo molto vicino, ma senza toccarli, mentre invece tocca un po' la roccia, ma senza problemi perchè completamente ricoperta da uno strato di ghiaccio. Una volta atterrati ci si sposta lateralmente sopra il ghiacciaio con la corda che si appoggia pericolosamente ai tronchi semi-marci, lasciando non poca inquietudine. Cazz...! Non c'era nessun posto alla base dove frazionare nuovamente: che bisognava fare? Comunque con i piedi sul ghiaccio si sgrava il peso dalla corda e quindi la pressione sui tronchi era minima.
Da qui il ghiacciaio è stupendo e mostra tutta una serie di stratificazioni.
Altro frazionamento su un tronco che sporge dal ghiaccio e via giù fino ad una saletta dove termina il ghiaccio e questo ramo della grotta. Scende Massimiliano e poi la Sara che s'intorta banalmente nel primo frazionamento, facendoci raffreddare un po' tutti. Infatti, quando per ultima scende la Simona, dopo averci riempito di parole per la pericolosità degli armi, ritorna subito indietro a causa del freddo.
Quello che dovevamo vedere lo abbiamo visto e ne siamo soddisfatti; scattiamo un paio di foto e poi via fuori anche noi dove ci aspettano Alberto e Chiara che nel frattempo si sono fatti una passeggiata nel bosco.
S-Team di oggi: Simona, Chiara (che ci accompagna fino all'ingresso), 
Sara, Massimiliano, Sandro ed Alberto che ci fa la foto

domenica 8 aprile 2012

Rakov Skocjan, la risalita in gommone delle Zelske Jame

Era una delle poche cose che ci mancava fare in questa meravigliosa Valle dei Gamberi (nome italiano), Rakov Skocjan in sloveno.
Ci incontriamo con Franjo davanti all'alberghetto della valle, firmiamo il registro dei visitatori, e Franjo ci lascia alla nostra vestizione. E' proprio qui che iniziano i primi problemini. Stamani ci siamo svegliati con la neve e fa un freddo boia; meglio mettersi la muta e patire il caldo piuttosto che il contrario. Ma una muta è stata lasciata nella macchina di Alberto (che è rimasto a letto al calduccio con la sua Chiara) ed a Sandro tocca stare senza.
Scendiamo nella dolina che porta al livello del fiume Rak che .... non c'è! Non avevamo mai visto una secca così totale. Infatti, dopo essere passati sotto il meraviglioso piccolo ponte naturale, l'ingresso alla Zelske Jama vera e propria avviene camminando sopra dei sassi e senza toccare l'acqua.
A 50m sopra le nostre teste lo splendido piccolo ponte naturale
Secondo problemino: mentre gonfiamo il canotto ci accorgiamo che manca un tappo di chiusura: sarà andato perso chissà dove, pazienza, prendiamo uno dei due del fondo che serve poco e si può lasciare sgonfio. Quando è ora di gonfiare un pezzo del fondo ci accorgiamo che è sparito anche un altro tappo! Ma prima c'era! Mistero ...
Il terzo problemino emerge quando è ora di partire per attraversare il primo lago (Veliko Jezero): il canottino è troppo piccolo per quattro persone e ci troviamo con l'acqua al limite del bordo ed un equilibrio talmente precario che è stato un miracolo se non siamo finiti tutti dentro a fare un bagno! Optiamo per attraversare i laghi in due turni montando prima in due e poi in tre.
Giunti alla deviazione per il ramo fossile (Juzni Rov)ci concediamo una pausa alla navigazione per fare qualche foto in zona. Ci sembra di sentire delle voci .... bah! saranno le solite allucinazioni sonore tipiche delle grotte con acqua ..... e invece no! Si vedono delle luci in lontananza che si avvicinano: sono due speleo tedeschi che sono giunti fin qui a nuoto con muta, naturalmente! Visitiamo il ramo fossile: molto bella la colonna nella parte iniziale, ma poi tanto fango e nulla di speciale, almeno fino a dove ci siamo fermati noi.
Riprendiamo la navigazione superando il lago Pisano Jezero. Al termine del secondo giro, Massi guarda bene per terra prima di posare il canotto in secca e, appena lo mette a terra PSSSSSSSSSS........ uno squarcio di un centimetro!!! Merd! Sandro, preoccupatissimo (è l'unico senza muta), prende il canotto ed urla "presto ritorniamo indietro veloci" e si avvia verso il lago ... si volta e vede gli altri tre che lo guardano immobili senza la minima reazione. "Ormai che semo quà, 'ndemo a vedar più vanti, no?? Tanto gavemo a pompa; eo gonfiemo co' tornemo indrio ..." Ed è così che avanziamo ancora un po' a curiosare per la galleria che qui compie una curva verso destra e ci fermiamo di fronte all'ennesimo lungo e profondo lago (l'ultimo della grotta, il Sifonsko Jezero) che pone termine alla nostra esplorazione.
Ci tocca ora organizzare il ritorno. Il buco è troppo grande per tenere da solo e quindi bisogna che uno lo tenga tappato con la mano mentre si naviga. Il buon Massi, per l'occasione nominato "RoccoTappaBuchi", si distende sul canotto mentre altri due gli salgono sopra e traversano il lago. Si scarica un passeggero e bagagli e via indietro a prendere l'altro. Al termine delle tre traversate, la mano dell'eroico Massi ha perso completamente sensibilità ed è gelata dall'acqua fredda del Rak.
Una volta usciti ci concediamo un favoloso pasto all'Hotel Rakov Skocjan.
Ingresso alla Tkalca Jama senza neanche una goccia d'acqua!
All'interno della Tkalca Jama
Per digerire ci facciamo un giretto anche nella Tkalca Jama che, come immaginavamo, è completamente asciutta e ci consente di andare fino alla zona del sifone camminando nell'alveo di quello che solitamente è un impressionante fiume che sparisce nelle tenebre.
S-Team di oggi: Sandro, Simona, Massimiliano, Sara e poi anche Alberto e Chiara

Tutte le foto fatte le trovi cliccando qui.