lunedì 18 luglio 2011

Bo' de Pavei

Ritorno nella famosa grotta del Montello per rifare il servizio fotografico che andrà a corredare la descrizione dell'itinerario che sarà inserito nel nuovo libro.
Eravamo solo in tre: Sandro, Simona e Damiano, ma, conoscendo bene la grotta ed avendo le idee chiare sulle foto da fare, siamo riusciti tranquillamente a portare a casa degli ottimi risultati.


Abbiamo percorso tutto il Ramo Certosa documentando i punti più caratteristici della grotta.
Splendidi i meandri nel conglomerato: venire qui è sempre un grande piacere!



All'uscita c'era una comitiva che faceva picnic e, in cambio di informazioni sul sottosuolo, ci hanno ricompensato con un buon bicchiere di rosso ed un paio di ossetti!
Poi ci abbiamo pensato noi a concludere "alla vecchia maniera" con salame, bussolai, birra e pane con la nutella!
Tutte le foto fatte le trovi cliccando qui.

Accompagnamento al Buso della Rana

Dai, ogni tanto bisogna smettere di essere egoisti e cercare di trasmettere la gioia e la passione dell'andare in grotta anche ad altri.
Con una gita del CAI Dolo extra, abbiamo accompagnato 15 ragazzi della zona di Albignasego, con età compresa tra i 17 ed i 27 anni, nel Ramo Principale del Buso della Rana.
Abbimo approfittato per fare un paio di foto documentative, da mettere nel nuovo libro, al Sifone ed alla ferrata sul Laghetto di Caronte.
Siamo arrivati fino al Camerone della Lavina e poi ritorno per Morto e Marmitte.
Conclusione, come da tradizione, con birra e bruschetta al Bar Rana.
Sandro, Simona, Damiano e Piergiorgio.

venerdì 15 luglio 2011

Abisso del Vajo dei Modi

E con questa possiamo dire di aver fatto tutte le più "famose" grotte della Lessinia.
Cavità altamente spettacolare che deve la sua bellezza alla grande varietà di ambienti e morfologie che ospita al suo interno. Unica poi l'occasione di vedere dall'inteno della montagna il passaggio tra tre stratificazioni rocciose: biancone, scaglia rossa e calcari oolitici.
Impressionante vedere la macchietta scura dell'ingresso, circondata dal verde sgargiante dei pascoli tutt'attorno, in fondo al vajo. Da qui ti rendi conto dove va a finire tutta l'acqua quando piove: nel buso! Ecco perchè bisogna entrare solo con tempo stabile e sicuro.
Dopo 20 min. di avvicinamento in discesa (che diventano 45 al ritorno!!!) siamo alla recinzione dell'ingresso.
Crisi scagatoria del San (nel senso che mi scappava e non ce la facevo più a tenerla!) che per poco, dalla fretta, non si siede sopra un cespuglio di ortiche!
10 minuti per trovare il fittone di attacco della corda: solo rileggendo parola per parola le indicazioni di Giorgio Annichini lo abbiamo trovato seminascosto dall'erba.
Dopo il pozzetto esterno e lo scivolo inclinato, inizia la sequenza dei tre pozzi nel biancone. Scariche di sassi, che partivano solo a guardarli, ci hanno imposto molta attenzione e rallentato; lo stesso sarà per il ritorno. Il secondo pozzo è strepitoso per la sua circolarità.
Secondo pozzo
Segue la fessura di attacco del terzo pozzo che, se presa correttamente e con la giusta calma, non è poi così ostica.
Bellissimo il tratto del passaggio nello strato di scaglia rossa; il colore delle rocce cambia improvvisamente ed il meandro che si percorre è una diaclasi stretta che nella parte terminale costringe a strisciare (porcheggiando perchè tutto s'incastra nelle rocce sporgenti) per 5-6m prima della salettina che anticipa il P50.
Passaggio nella scaglia rossa
Il pozzone è a tiro unico e dopo pochi metri dall'attacco consente di ammirare il passaggio dalla scaglia rossa ai calcari oolitici.
Meandrino, P12 e poi quello che non ti aspetti: una saletta esageratamente concrezionata! Solo in questo punto della grotta: incredibile.
 Partenza ed arrivo del P25
Scendiamo i frazionamenti del P25, lo sfondamento ed il pozzo finale. La sala terminale è ampia e piatta; il fondo di detriti (prevalentemente di biancone portati fin qui dalle piene) è sormontato da un altissimo camino (140m!).
Il camino che sormonta la sala del fondo
Ritorniamo sui nostri passi con ritmo blando e facendo foto.
Solo uscendo ci acorgiamo del temuto e puzzolente cagatoio delle marmotte! Si sono scavate una galleria che sbuca nei primi metri della grotta e lì vanno a fare i loro bisogni alla faccia degli speleo.
San
Tutte le foto fatte le trovi cliccando qui.

martedì 5 luglio 2011

Buso del Vallon

Giornata limpida e soleggiata: l'ideale per camminare serenamente tra i pascoli della Lessinia ed affrontare il "sotano" del Buso del Vallon. Dopo tre quarti d'ora di avvicinamento da Malga San Giorgio, carichi come mussi di corde, attrezzatura ed abbigliamento, arriviamo al bordo della grande voragine.
La cengia d'accesso al punto di calata ci lascia un po' perplessi a causa della sua espostezza, accentuata dalla presenza di ughi e vegetazione che obbligano ad avanzare esposti sul bordo della voragine. Armiamo un corrimano per restare sereni.
 Inizio l'armo dopo un po'   ..... ma dove divolo sono spit e fix? Viva gli orbi! Erano sotto il naso e non riusivamo a vederli. Butto la prima calata fino al primo fraz.; risalgo e preparo anche la seconda armando in parallelo anche l'ultimo frazionamento. Spit vecchi ed il bullone faticava non poco ad entrare (ho dovuto stringerne un paio fino alla morte!). Dopo accurata pulizia dei sassi dalle cengette, atterro sul nevaio, accompagnato dalla Lara e ci spostiamo dalla verticale: "LIBERAAAAAA".
Il cumulo nevoso discende abbastanza ripidamente per circa una ventina di metri di dislivello; sul fondo diventa ghiaccio vivo e noi, sprovvisti di ramponi, non siamo nenache riusciti ad andare a vedere la spaccatura che si è formata vicino alla parete e che sembrava scendere. Consiglierei gli speleo veronesi di andare a vedere opportunamente attrezzati: non si sa mai che il disgelo abbia aperto una nuova via!
L'ambiente è veramente suggestivo: ghiaccio, roccia, luce, il tutto con sottofondo musicale fatto dai gracchi che, con incredibili acrobazie, scendono ai nidi sulle cenge interne per dare da mangiare ai loro piccoli che reclamano a gran voce.
Scende Sara, alla sua seconda grotta verticale assoluta; la giusta dose di titubanza-paura-scaga, ma scende senza problemi. Gianluca risale con l'imbrago per la Francesca che scende assieme a Massimiliano. Per lei è la prima grotta verticale e, visto l'impressionante baratro che si accinge ad affrontare, se fa questo può andare dappertutto! La dose di titubanza-paura-scaga è elevata all'ennesima potenza; c'è pure un mix di terrore, ma, con velocità di poco superiore a quella di una lumaca, riesce a toccare il nevaio.
Visto dal fondo, il Buso è belissimo e ricorda un mix tra le grotte Sciason e Tanzerloch dell'Altopiano di Asiago. Anche se finisce subito, essa rappresenta un fenomeno unico per le cavità della Lessinia e la visita risulta veramente piacevole, anche per il contesto in cui si trova.
Iniziamo a risalire ed io approfitto per scattare anche dall'alto, appeso sul frazionamento. La Francesca non ce li ha fatti sentire, ma chissà quanti "porki" ha tirato sia contro se stessa (ma chi me l'ha fatto fare) che contro di noi (che glielo abbiamo fatto fare!). All'incredibile velocità stimata di 0,7 m/min arriva a mettere piede al sicuro sulla cengia tra una raffica di pacche sul casco e felicitazioni da parte di tutti: brava!
Nel frattempo serie di foto dall'esterno e servizio di cicerone per tutti gli escursionisti incuriositi che passavano nelle vicinanze.
San
Tutte le foto le trovi cliccando qui.

Il PhotoTeam di oggi: (davanti da sx) Sandro, Massimiliano, Sara, Lara
(dietro da sx) Gianluca, Francesca, Simona