martedì 15 febbraio 2011

Abisso Spaurasso: -500m! 30h!

Questi i numeri del nostro record di profondità e di permanenza in grotta! Per alcuni saranno modesti, ma per noi, abituati al max a -250 metri e 10 ore, è un bel traguardo.
Eccoci qui a raccontare questa uscita del secondo servizio fotografico alla più importante e bella grotta del Monte Grappa. Se l'altra volta ci eravamo fermati alla base del Pozzo Alessandro, a -250m, in questa uscita ci eravamo prefissati di documentare i due pozzi successivi e la tanto decantata Via del Frastuono che va da -400 a -500.
Gli accordi col "Buba" (Maurizio Mottin), presidente del Gruppo Geo CAI di Bassano, erano che si doveva andare in inverno per trovare la grotta più asciutta possibile. Ma quest'inverno anomalo ha deciso di anticipare il disgelo di un paio di mesi e quindi ci siamo bombati alla grande ed avuto qualche problema nel fare le foto a causa dell'abbondante stillicidio alla base dei pozzi.
Deteminante l'appoggio logistico degli amici di Bassano: ci hanno fatto trovare le tende montate con dentro già i materassini ed i sacchi a pelo. Al campo poi c'erano fornelli, carburante, acqua e cibo. non finiremo mai di ringraziarli per averci fatto scendere senza carichi eccessivi che poi ci avrebbero stroncato dalla fatica.
La dorsale dei Solaroli è quasi senza neve. L'ingresso dello Spaurasso sitrova sopra la balza rocciosa appena sopra le teste di Massimiliano e Damiano
Entriamo alle 11 di sabato e scendiamo senza soste fino a -250 (non senza aver fatto tremare le ciappe nell'omonimo pozzo!) dove lasciamo bibita, merenda e la "bomba" per quando torneremo indietro. Poi ci cacciamo nel Meandro delle Tirolesi (ma di belle crucche neanche l'ombra!) che ci sorprende con i suoi passaggi aerei, più indicati per una ripresa video piuttosto che per delle foto.
Arriviamo sopra il Pozzo Patatòn; mi ero prefissato di tentare una foto dall'alto, ma non mi sono fidato a tirare fuori tutta l'attrezzatura, per paura di far cadere qualcosa, standomene sospeso su un frazionamento. Dovò organizzarmi meglio per le prossime volte.
Camminiamo nell'incredibile Meandro dei Sassi Bianchi che si sviluppa un un particolare strato roccioso incoerente che ingloba dei blocchi bianchi facilmente sfaldabili. Geologi, che dite?
Meandro dei Sassi Bianchi
La cascatella sparisce da sotto i nostri piedi nel nero più assoluto e pauroso del Gran Babau, uno stupendo pozzone da 60m frazionato in tre punti.
Dopo cinque ore, fatte comodamente con pause e senza fretta, ci raggruppiamo nuovamente tutti alla sua base per dividerci: Maurizio e la Valentina andranno direttamente al campo a preparare tutta la roba per la notte, mentre il PhotoTeam andrà a farsi un giro fino al salone terminale.
Abbandoniamo tutto il materiale da campo e scendiamo leggeri (tranne il sottoscritto!) per la bagnatissima Bissa Verde e disarrampicare un saltino da 7m prima della strettoia che immette nel ramo attivo, anticipato da un generoso rumore d'acqua.
La Lunga Via del Frastuono è praticamente un'altra grotta, rispetto a quanto visto finora. Fine dei pozzi e dei grandi ambienti e spazio ad un meandro attivo che ha scavato una favolosa forra che intervalla tratti da passare alti, quasi in contrapposizione, con stupende salette in corrispondenza delle cascate.
Ce lo facciamo tutto d'un fiato per scaldarci un po', decidendo di fare le foto al ritorno. Finiti i salti, stando al Buba, ci attendevano 500m di "comodo" meandro orizzontale fino alla cengia che fa da balcone sul P50 che immette nella sala terminale della grotta. Ecco ... di comodo c'era poco ed alla fine è risultato il tratto più faticoso fatto fino a quel momento: contrapposizioni, arrampicate, passaggi bassi, tirolesi. Damiano, il meno allenato, dà forfait dopo circa 300m, la Simona prosegue con me e Massimiliano, ma ci fermiano dopo una serie di tirolesi piuttosto aeree: è inutile proseguire, siamo troppo stanchi per scendere il P50 finale e quindi è anche inutile andare a vederlo da sopra.
La stanchezza mi fa venire voglia di fotografare solo le cascate, ma ce ne sarebbero stati di bei posti che meritavano le nostre attenzioni.
Risalendo, ci bagniamo completamente alla Bissa Verde, recuperiamo le nostre cose alla base del Gran Babau e c'infiliamo nel meandro che porta il bivacco. Ci era stato descritto come un breve meandro dove si striscia "comodamente" sulla sabbia....... 150 m di lunghezza! Non finiva più! E poi la sabbia c'era ogni tanto ed i nostri sacchi pesavano sempre di più. :-(
Arrivati al campo, Buba e la Valentina ci accolgono con un bel thè caldo; mettono un fornello dentro la tenda ed in breve ci troviamo ad una temperatura di quasi 30°C, un toccasana per le nostre ossa inumidite. Ricambio completo e poi via di cena a base di buste, carne in scatola e salame.
Bivacco a -400: Maurizio, Valentina, Simona, Massimiliano, Sandro, Damiano
Ci buttiamo dentro i sacchi a pelo umidi che ormai è mezzanotte. Pochi riescono a dormire e, quando ci riescono, vengono svegliati da pacche o colpi di tosse tattici perchè vuol dire che si stava russando!
Per fortuna c'erano anche delle belle coperte pulite in pile, altrimenti avremmo patito il freddo.
Sveglia alle 7:45, un po' controvoglia per qualcuno, colazione, vestizione, sistemazione del campo e via verso il Gran Babau per immortalarlo in fotografia come si deve.
Purtroppo non ho potuto scegliere la posizione migliore per poter riprendere anche il mega-monolite alto 30m che c'è alla sua base: c'era troppo stillicidio e mi sono dovuto mettere sull'unico posto dove non mi pioveva addosso. La tecnica di ripresa è quella di fotografare "a rate" il pozzo, illuminando varie zone man mano che i light-men salgono, e ricomponendo il tutto con Photoshop a casa.
Il risultato è veramente soddisfacente! Abbiamo fatto un buon lavoro.
Il P60, Gran Babauuuu
Il Pozzo Patatòn era sotto una pioggia ovunque: c'ho provato lo stesso usando tempi bassi e pulendo dall'acqua l'obbiettivo un secondo prima di scattare; risultato decente, ma niente di che. E qui finisce il nostro lavoro fotografico; non ci resta che risalire con calma e godere dei bei pozzi che ci attendono.
La goduria cessa durante e dopo il passaggio della "Idropulitrice", il meandro in frana che si trova sotto il Tremòn de Ciappe: ne usciamo completamente fradici.
Il PhotoTeam esce alle 17 di domenica, accolto dall'amico Michele Tommasi che da tre ore ci sta aspettando sotto un cielo nebbioso e gelido.
Dopo esserci cambiati e riuniti tutti al Rifugio Bassano, terminiamo in bellezza alla mitica Trattoria Cibara.
Di questa esperienza ci sono alcune cose che ci sono rimaste più impresse di altre.
Sabbia! Sabbia dappertutto! Ti si attacca ovunque e te la ritrovi in faccia, in bocca, sul mangiare, dentro il sacco a pelo! E come usura gli attrezzi! Le pulegge dei nostri discensori si sono consumate a vista d'occhio con l'abrasione della corda sabbiosa.
E poi il patimento di non poter restare in piedi al campo a causa delle gallerie troppo basse; anche a pisciare dovei farlo da cuciato! :-(
Però, alla fine, è stata veramente una bella esperienza. Grazie a tutti i compagni d'avventura.
Tutte le foto fatte, anche nell'uscita precedente, le trovi cliccando qui.
San

martedì 8 febbraio 2011

Buso della Rana: Rami di Sala Snoopy

Dopo tanta astinenza da Rana (per noi un mese è anche troppo!) ci siamo rifiondati nel nostro amato Buso per andare a fare qualche foto nei Rami di Sala Snoopy.
Con l'occasione volevamo pure vedere di persona il lavoro di infissione di alcuni scalini in acciaio in quei punti dove di solito si faceva più fatica, esposti o delicati. Diciamo che all'andata ci sono sembrati eccessivi, specie nel tratto dalla Cascata fino a Sala Pasa, ma poi al ritorno, quando sei stanco, li abbiamo apprezzati maggiormente, anche se alcuni erano veramente inutili ed in posizioni assurde.
Vabbè, adesso anche "veci" e "bocie" avranno più possibilità di arrivare facilmente al bivacco e tutti faremo meno fatica.
Il PhotoTeam al bivacco: Sandro, Simona, Alberto, Donato, Sara, Massimiliano
Al bivacco non si può restare indifferenti allo splendido sole disegnato sulla facciata ed il pensiero non può che correre agli esploratori che qui dormivano negli anni '70 dopo le fatiche delle punte al Ramo Nero.
Dopo qualche foto, siamo scesi sul ramo attivo in direzione del sifone. Pensavo di fare qualche foto in più qui, ma mi è mancata l'ispirazione; sarà per un'altra volta.
Discesa dal bivacco verso il ramo attivo
L'accesso al salone del sifone è talmente nascosto che pochi credo sappiano trovarlo. Superata la Colata Bianca, si continua per l'acqua fino ad un lago sifone che chiude la strada. Io stesso pensavo fosse quello il sifone finale; invece, sulla sinistra, un bassissimo laminatoio conduce ad un piccolo foro in salita che ti fa sbucare in una gigantesca sala. Impressionante vedere come una patina di limo copre tutto, segno inequivocabile che durante le piene qui si allaga tutto!
Sala del sifone
Nel sifone terminale c'è ancora la sagola degli speleosub che si sono immersi per circa 35m di lunghezza fino ad una frana che blocca la prosecuzione. Qui o in zona Peep, un congiungimento con i Rami dei Sabbioni consentirebbe di compiere un favoloso giro circolare.
Con grande sorpresa nel sifone c'è vita! Oltre ai niphargus (i gamberettini bianchi) c'erano pure delle monolistre belle grosse! Ve le faremo vedere nei filmati fatti.Conclusione di rito al Bar Rana davanti a birra e bruschetta!
Tutte le foto fatte le trovi cliccando qui.
Sandro Sedran